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sabato 1 settembre 2007

La lingua romena nelle scuole italiane

Anche in Spagna si terranno le ore extracurriculari

ROMA: Si avvicina l’inizio della scuola e la Romania si affretta nella selezione dei docenti che si occuperanno delle due ore extracurriculari alla settimana di lingua, geografia e storia romena. Il progetto pilota partirà quest’anno in Italia e in Spagna e il ministero della Pubblica istruzione della Romania ha già avviato la prima fase per la scrematura dei professori, rigorosamente romeni. Il 24 e 25 agosto si è svolta la prima fase a Bucarest e il 3 settembre, invece, si aprirà la seconda fase a Roma presso l’Ambasciata di Romania, seguita dal 5 a Milano presso il Consolato. Il progetto pilota partirà sia in Italia che in Spagna da quest’anno per tutti i livelli d’istruzione preuniversitari, quindi dalle elementari alle superiori. Il condizionale è perà d’obbligo per l’Italia dove ancora non si hanno date precise e manca la firma ufficiale, mentre il progetto è già realtà in Spagna dove verranno coinvolti 20.235 studenti. Per l’Italia, secondo il comunicato ufficiale del ministero romeno, gli studenti che faranno parte del progetto pilota saranno 414 tra Lazio, Piemonte e Veneto, le regioni dove la comunità romena è più numerosa. Le città scelte sono Roma, Padova e Torino. Per l’Italia la firma era attesa «dopo il 20 agosto», secondo quanto aveva dichiarato ad Apcom il ministero dell’Istruzione italiano, ma ancora nessuna comunicazione ufficiale è stata fatta. I docenti che hanno fatto richiesta per insegnare in Italia sono 150 e verranno pagati dal ministero romeno 25-30 euro all’ora. A Roma si presenteranno in 43 per i colloqui, mentre saranno 29 a Milano. L’iniziativa apre le porte alla creazione di una scuola sempre più multienica e garantisce il migliore inserimento dei giovani romeni nella società italiana e spagnola senza perdere la propria identità. Non a caso i Paesi scelti per il progetto sono proprio i primi due della top ten delle destinazioni per l’emigrazione romena. Si conta che tra Spagna e Italia i romeni siano quasi quattro milioni. Le regioni coinvolte nel progetto in Spagna sono Castilla La Mancha, Barcellona e Siviglia.
Che parta da quest’anno o dal prossimo, l’ora di romeno nelle scuole italiane è ben vista da chi fa politica per migliorare l’integrazione non sempre facile di questa comunità e per permettere agli studenti italiani grandi e piccoli di imparare una nuova lingua di un Paese comunitario. Geta Lupu, segretario del Partito dei romeni d’Italia (Pir) considera l’idea in maniera «positiva perché è un diritto che abbiamo reclamato dall’inizio sia per il rispetto nei confronti dei cittadini stranieri che vivono in Italia, sia perchè è un valore aggiunto, quello della nostra cultura, per gli studenti italiani». Il Pir, mappatura dei romeni in Italia alla mano, ritiene che «tra i luoghi scelti per la sperimentazione sarebbe giusto aggiungere anche altre città più piccole, come Verona o Bologna e ovviamente speriamo anche a Latina e Ladispoli. Nella stessa Latina e a Tivoli, per esempio, sono già in atto dei programmi culturali sulla Romania che potrebbero essere utilizzati come modello», spiega Lupu. «Personalmente ho potuto constatare che ci sono docenti con buona esperienza, che fanno attualmente lavori non adatti alla loro qualifica. Sarebbe un’ottima operazione se potessero svolgere il lavoro per cui hanno studiato e per cui hanno le qualifiche giuste». «Il ministero romeno, che inizialmente voleva proporre un programma di doposcuola, ha avviato questo progetto pilotasoltanto 20 mila studenti per poi allargare l’esperienza a seconda dei risultati - continua Lupu - L’aspetto positivo dell’iniziativa è che sicuramente il numero di ragazzi che vorranno partecipare sarà maggiore delle disponibilità, mentre l’aspetto negativo è che il totale di circa 20 mila studenti, tra Spagna e Italia, sarà distribuito in percentuali piccole tra varie fasce d’età. Per questo motivo serve un’organizzazione capillare e la strategia migliore sarebbe quella di inserire la storia a la lingua romena nei programmi scolastici».
Fonte: AliceNews

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