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lunedì 5 maggio 2008

Le vs. lettere: Nei pressi di Via della Bontà‏

A Via della Bontà è accaduto, in questi primi di maggio, un episodio di ordinaria violenza e di coraggio non ordinario. Accade che un uomo di 37 anni, padre di un bimbo di 3 anni e marito di una giovane signora, rientrato in Italia da poco tempo, picchia selvaggiamente la moglie, le sottrae soldi, documenti e chiavi di casa e la tiene sotto sequestro. La signora però, riesce ad accompagnare il marito per delle commissioni presso un'agenzia di viaggi e in una breve tappa ad un bar , attira l'attenzione della cassiera le mostra i segni inequivocabili delle percosse e lascia l'indirizzo: Via della bontà a Viterbo. Una volante non si è fatta attendere e di lì a poco è arrivata nella casa prigione, in tempo per appurare gli evidenti segni delle percosse e delle violenze subite e rinchiudere in una prigione vera, quella di Mammagialla, il signore in questione. Il fatto che entrambi i protagonisti siano romeni, mi sembra del tutto secondario. Di buono in questa storia "locale" c'è poco oltre il nome della via.
Rimane la forza della denuncia, la volontà di questa donna nello scegliere la faticosa solitudine con il suo bambino che aveva affrontata da tempo, libera, a Via della Bontà, di vivere.Tuttavia, e sopratutto il fatto, fà pensare come donna e cittadina non solo di questo paese ma in termini internazionali, all'indomani dell'ennesima poltrona di sindaco, occupata dalla destra conservatrice a Londra, come la nostra di Roma.
Alla signora romena che ha trovato il coraggio di denunciare e affrancarsi dalla violenza domestica, non corrisponde un'efficente servizio di sicurezza e protezione sceriffale, non corrisponde nemmeno l'inefficenza dell'amministrazione della sinistra che relega al volontariato laico e religioso sopratutto il durante e dopo violenza sulle donne. Il tema dei diritti della donna e della donna immigrata comporta oltre alle valenze psico sessuali, altre di natura politica vastissime. Il terrore con cui vivono le donne la violenza della segregazione in casa, con l'aggiunta per molte straniere di vedersi tolti i documenti necessari per liberamente vivere nel paese d'accoglienza, la paura di non sapere come vivere magari anche con i figli la propria esistenza al di fuori del padre padrone che porta a casa soldi e botte, ha portato dunque le donne italiane, vittime della paura reale o immigrata anch'essa, a votare chi ha dato loro più garanzia. Si arriva così ad aver eletto deputata, Souad Sbai, direttrice del mensile in lingua araba al-Maghrebiya e presidente dell'associazione delle Donne marocchine in Italia (Acmid-Donna), nel Popolo delle libertà . Era candidata in Puglia, e già aveva dato avvio al call center “Mai più sola” dove le donne che subiscono maltrattamenti e violenze dentro e fuori le mura domestiche possono contattare il numero verde 800.911.753 e ricevere assistenza in arabo, francese e in italiano.
Non solamente, la stessa Souad Sbai in merito alla proposta di far indossare alle donne un braccialetto antistupro avanzata dal candidato sindaco per il Pd Francesco, aveva replicato: “Sono indignata per le parole di Rutelli, che con la trovata del collarino tratta le donne alla stregua di animali”. Ritornando alla cronaca della signora romena che ha trovato il coraggio di uscire di casa con il marito e con uno stratagemma velocissimo di segnalare la sua richiesta di aiuto ad una cassiera di bar, penso a tutti i casi non dichiarati e riposti tra mura domestiche.La signora Sbai, ha fatto notare che il Pd non aveva presentato nelle sue liste neanche un immigrato, figurarsi poi donna.
Ripenso ad agosto del 2006, a Hina, la ragazza pakistana uccisa dal padre a Brescia, ripenso all'agosto del 2006 quando mi piovve il caso di una ragazza viterbese, vittima di violenze familiari da quando aveva 17 anni e cercai insieme ad un'altra amica del mio paese un aiuto con l'unica associazione riconosciuta sul territorio, Erinna, Associazione antiviolenza per le donne, che vide nel 2005 l'assegnazione di una sede dopo dieci anni di attività, che si fonda sull'aiuto volontario di poche che rispondono in alcuni giorni della settimana senza poter garantire alcuna reale protezione se non ascolto e attenzione e cura nel coinvolgimento di figure professionali nell'ambito psico-giuridico per mancanza di fondi.Ripenso al disegno di legge a firma Pollastrini-Bindi-Mastella: “Misure di sensibilizzazione e repressione dei delitti contro la famiglia, per l’orientamento sessuale, l’identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione” , che non so quale fine abbia fatto.
Ripenso ai primi di maggio dell'anno passato, quando con "gioia" vennero raccolti ottocento euro per il centro antiviolenza sulle donne gestito dall'associazione Erinna, il primo ed unico nel suo genere nella Tuscia, ad una vendita di beneficenza durante la manifestazione ‘San Pellegrino in Fiore’, grazie alla collaborazione tra l'allora assessore ai Servizi sociali della provincia di Viterbo, Giuseppe Picchiarelli di Rifondazione comunista e la consigliera di Parità, Daniela Bizzarri,dell'area Pd.
San Pellegrino in Fiore oggi mostra tutta la sua meravigliosa immagine a Viterbo, in questa prima domenica di maggio e l'unico "fiore" reale, mi è sembrato il coraggio di questa romena che non avrà mai gli onori di nessuna cronaca da prima pagina, nè nera nè rosa.
Doriana Goracci
Capranica (Vt)
4.5.2008

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