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martedì 20 maggio 2008

I romeni? Più competitivi di noi


20/5/2008
L'Italia ultima dei Paesi Ue e del G7, secondo uno studio del World Competitiveness Scoreboard
di FLAVIA AMABILE

Senza che ce ne accorgessimo, mentre ancora li riempivamo di insulti, loro ci hanno superati. Polonia e Romania sono più competitive di noi. E' la classifica del World Competitiveness Scoreboard 2008 pubblicato dall'Imd, istituto svizzero di management e sviluppo. La 'think tank' di Losanna che ogni anno mette i 'voti' ai Paesi anche per quest'anno colloca l'Italia al fondo: al 46 mo posto su 55 Paesi studiati, la posizione più bassa per un Paese dell'Ue ma anche del G7. Polonia e Romania invece sono più su, al 44mo posto. Primi in assoluto gli Usa, seguiti da Singapore e Hong Kong. Sale al quarto posto la Svizzera che supera il Lussemburgo, mentre scivolano verso il basso l'Austria (14esima), la Gran Bretagna (21esima) e la Russia (47esima), in una lista che vede all'ultimo posto il Venezuela.
L'Italia è scivolata in fondo alla classifica in quest'edizione del 2008, dopo un anno in cui l'economia sembrava volesse girare nel verso giusto ed aveva conquistato terreno arrivando al 42 mo posto. Tra le peggiori performance del 2008 quella sul fronte del mercato del lavoro (Italia e' ultima in classifica al 55esimo posto), delle Finanze pubbliche (55), e della politica fiscale (52). Bocciata anche in tema di infrastrutture di base, di struttura sociale (50). Punti di forza invece la salute e l'ambiente (21esimo posto) e investimenti internazionali (24). Tra le sfide del 2008 l'Imd chiede di "migliorare l'efficienza del governo attuando le riforme istituzionali; di liberalizzare i mercati e ridurre le tasse; di rafforzare il sistema infrastrutturale e la ricerca; di riformare il sistema educativo promuovendo gli studi tecnici e scientifici.
La Romania, insomma, è più competitiva dell'Italia, e difatti l'ambasciatore romeno in Italia, Razvan Rusu, ha ricordato come sul mercato del lavoro romeno manchino 27mila persone almeno ed ha sottolineato come il Governo stia cercando di favorire il rientro di molti emigrati. "Abbiamo bisogno di forza lavoro e stiamo cercando di riportare sempre più persone in Romania. Credo che riusciremo a farlo e pensiamo di usare due canali in particolare, il network dei consolati italiani e le tv romene via satellite".
Lo stesso avviene in Polonia dove il governo si trova dinanzi a questo problema all'apparenza senza soluzione: il lavoro c'è, mancano le persone. E, quindi, tocca farsi venire delle idee per attirarle. Nel frattempo in Italia aumentano gli immigrati, ma quelli con permesso di soggiorno rilasciato per motivi di famiglia. Diminuiscono invece entrati grazie ad un contratto di lavoro e che nel primo decreto flussi gestito dal centrosinistra hanno portato a 130 mila nuovi ingressi regolari. Diminuiscono quelli giunti per lavorare in nero. Nel 2005, gli immigrati con regolare permesso di soggiorno erano 2.245.548 (62,9% per motivi di lavoro e 27,8% per motivi di famiglia); nel 2006, 2.286.024 (62,1% per lavoro e 29,8% per motivi di famiglia); nel 2007, 2.414.972 (60,6% per lavoro e 31,6% per motivi di famiglia). Sono cifre che invitano a riflettere. Perché, a differenza di quanto accade altrove, si tende verso un'immigrazione sempre meno strumentale, funzionale al lavoro da trovare e ai soldi da mandare a casa. Si sta, invece, lentamente trasformando in un'immigrazione stanziale.
Fonte: LASTAMPA.it

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