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martedì 27 maggio 2008

La Cassazione: servono più garanzie per il rimpatrio di minori rumeni


ROMA (26 maggio) - Servono più garanzie per il rimpatrio di minori rumeni. Lo ha stabiito la Cassazione, che ha bloccato l'estradizione verso la Romania - dove era stato spiccato un mandato d'arresto europeo - di una minorenne condannata nel suo paese a due anni di reclusione per furti continuati ai danni di alcuni esercizi commerciali.

In questo modo la Cassazione ha sconfessato precedenti decisioni nelle quali aveva stabilito che sull'estradizione, dato che si tratta di un giudizio "tecnico-giuridico", non erano necessari giudici specializzati in caso di minori. «Al contrario - dicono oggi i supremi giudici - anche in materia estradizionale, trattandosi di minori, l'autorità giudiziaria italiana ha il dovere di svolgere accertamenti sulla esistenza di istituti dello stato richiedente che assicurino una specifica tutela della condizione dell'imputato minorenne, anche sotto il profilo della valutazione della sua imputabilità».

Secondo i supremi giudici infatti per dare il via libera al rimpatrio di persone minori deve essere provato che, nel loro paese di origine, il processo si è svolto con una indagine «sulla personalità e maturità» degli adolescenti rinviati a giudizio. La Suprema Corte ha inoltre affermato che - contrariamente a quanto è sempre avvenuto fino ad ora - le corti d'appello non potranno più occuparsi di estradizione di minori, ma servono degli appositi giudici minorili perché gli adolescenti necessitano di una «specifica tutela anche sotto il profilo della valutazione della loro imputabilità».

Con questa decisione la Sesta Sezione Penale della Cassazione - con la sentenza 21005 - ha annullato la sentenza con la quale la Corte d'Appello di Roma, lo scorso 24 aprile, aveva disposto la consegna di una rumena di 19 anni nei confronti della quale il tribunale di Craiova aveva emesso, lo scorso 14 febbraio, un mandato di arresto europeo fondato sulla sentenza di condanna, definitiva, a due anni di reclusione pronunciata il 21 dicembre 2006.

Tra il settembre e l'ottobre 2003, la ragazzina era stata sorpresa a rubare in alcuni negozi. Poco dopo, con la sua famiglia, si era data alla fuga in Italia dove è stata fermata, lo scorso 12 febbraio, a Roma e condotta nel carcere di Rebibbia. L'arresto veniva convalidato dal presidente della Corte d'Appello di Roma per quanto riguarda il Mae. La ragazza, inoltre, è stata arrestata anche per altri reati commessi in Italia.

Contro il rimpatrio la sua difesa ha fatto breccia in Cassazione. Qui la ragazza ha sostenuto che i furti li aveva commessi a 14 anni e che era stata costretta a commetterli dal padre e che il processo si era svolto in sua assenza essendosi lei trasferita in Italia. La Suprema Corte gli ha dato ragione dal momento che non era stata acquisita alcuna prova o perizia sull'accertamento della sua maturità psichica.

Alla Corte d'Appello di Roma la Cassazione rimprovera di non aver chiesto all'autorità rumena «alcun atto» dal quale si possa accertare la «capacità di discernimento» della minore all'epoca dei fatti. Per gli ermellini questo accertamento è «un presupposto imprescindibile "ai fini dell'accoglimento della domanda di consegna". Nel disporre la liberazione della ragazzina rumena - se non detenuta per altra causa - la Suprema Corte avverte il presidente della Corte d'Appello di affidare questo fascicolo alla Sezione per i Minorenni.
Fonte: Il Messaggero.

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