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lunedì 22 ottobre 2007

"Un'altra giovinezza" per Francis Ford Coppola

Spettacolo
CINEMA: FESTA ROMA, 'UN'ALTRA GIOVINEZZA' PER FRANCIS FORD COPPOLA

Roma, 20 ott. - (Adnkronos/Cinematografo.it) - "Sono qui per riprendere il mio posto nel cinema". Cosi' Francis Ford Coppola presenta ''Un'altra giovinezza'' (Youth without Youth), il suo ritorno dietro la macchina da presa a 10 anni da ''L'uomo della pioggia'', alla Festa del Cinema di Roma sezione Premiere. Tratto dal romanzo omonimo dell'antropologo e storico delle religioni rumeno Mircea Eliade, ''Un'altra giovinezza'' e' quella di un 70enne professore di linguistica rumeno (Tim Roth), che, incapace di portare a termine un saggio su linguaggio, tempo e coscienza, decide di suicidarsi, negli anni che precedono la seconda guerra mondiale. Ma viene colpito da un fulmine: la convalescenza lo riconsegna giovane in corpo e spirito, pronto a ricombattere la sua personale battaglia tra le ragioni del cuore (l'amore per Laura, interpretata da Alexandra Maria Lara) e quelle dell'intelletto (il suo ambiziosissimo progetto letterario).
"Non e' un film low budget, io che l'ho finanziato lo posso affermare - dice Coppola - ma una fiaba epica, che percorre Paesi diversi. Ho sempre voluto essere un cineasta autonomo, e sono felice di essere qui". Il 68enne regista, accompagnato a Roma dalla moglie Eleanor e dai figli Sofia e Roman, fa innanzitutto dietro front dalle polemiche innescate dai suoi attacchi a mezzo stampa nei confronti di Robert De Niro, Al Pacino e Jack Nicholson. "Per loro -dice- ho solo rispetto e ammirazione: sono le piu' grandi star al mondo, e miei amici. Il Daily Mail ha costruito un collage falso di miei dichiarazioni: sono Bob, Al e Jack che hanno fatto me, non il contrario".
Fonte: Adnkronos

2 commenti:

  1. La giovinezza metafisica di Coppola alla Festa del Cinema
    domenica 21 ottobre 2007
    di FRANCESCA MACCIACHINI

    Il terzo giorno della Festa del Cinema è dedicato a "Youth Without Youth - Un'altra giovinezza", di Francis Ford Coppola. Dopo dieci anni di assenza dal grande schermo, il regista torna con un'opera destinata a dividere critica e pubblico. Un film che, da L'uomo della pioggia, ultima fatica cinematografica di Coppola, rispecchia il percorso di maturazione del regista.


    Tornare quindi dietro la macchina da presa in età adulta, 68 anni, quando tutti ormai lo davano destinato alla produzione dei suoi vini, in realtà Coppola stupisce ancora. E stupisce con un film tratto dal romanzo del rumeno Mircea Eliade, un film girato in Romania e con la presenza nel cast di numerosi attori rumeni.

    E proprio grazie a Un'altra giovinezza, la Romania, paese di grandi tradizioni artistiche, viene presentata ai nostri occhi come un paese che torna a vivere un periodo di grande fioritura dopo aver attraversato momenti di oscurità.

    Girare Un'altra giovinezza per Coppola è stato come porsi una domanda (questa la filosofia del regista per descrivere la sua personale esperienza artistica). In questo caso, la risposta è emersa dal tema del film. Innanzitutto, il rapporto tra il tempo e la consapevolezza interiore. E poi soprattutto l'obiettivo tematico del film, la ricerca delle origini del linguaggio.

    Ed è in questo senso che si comprende la trama del film, un attempato professore di linguistica che, sopravvissuto miracolosamente ad un cataclisma fisico, ritrova appunto un'altra giovinezza. Un ringiovani mento fisico accompagnato da un potenziamento intellettivo, che gli procura diverse difficoltà e che attira l'attenzione dei nazisti, ma che allo stesso tempo gli offre la possibilità di realizzare il suo desiderio più grande: uno studio sull'origine del linguaggio. In questo sarà aiutato dal suo grande amore ritrovato, che però proprio a causa di questa ricerca rischierà la vita. Il dilemma esistenziale, scegliere tra il grande amore ed il lavoro di una vita, attanaglierà il linguista fino alla decisione definitiva, e consapevole.

    Una fiaba crepuscolare, densa di simbolismo (la rosa, il simbolo più evidente in tutto il film, aleggia per l'intera durata), ma soprattutto un viaggio metafisico per un film inusuale che lo stesso Coppola ha definito rischioso, ma come appare rischioso ogni film, giustificando la sua scelta come un'occasione per "fare un film vedibile, che rendesse una buona storia attraverso una fotografia, una recitazione ed una musica eccezionale".

    Recitazione e musica impeccabili: la prima grazie alla profonda interpretazione di Tim Roth, che già aveva colpito in La Leggenda del Pianista sull'Oceano, ed una notevole interpretazione della giovane Alexandra Maria Lara. E la colonna sonora preponderante nel film, composta dal musicista rumeno Osvaldo Golijov.

    Sull'accoglienza del film alla Festa e le perplessità che ha suscitato, Coppola ha risposto con un: "Ci vuole tempo prima che il pubblico apprezzi o meno un film, ma non bisogna essere prigionieri dell'immediato successo. In ogni caso preferisco incanalare le mie energie e risorse su film inediti, correndo anche qualche rischio, piuttosto che puntare su remake di film di successo".

    E dal punto di vista delle risorse, economicamente parlando, per Un'altra giovinezza Coppola si è catapultato in questa esperienza in prima persona, autofinanziandosi e rendendosi indipendente da ogni condizionamento della macchina cinematografica. Sarà forse per questo che Un'altra giovinezza rappresenterà forse un rischio, ma trasmette una sorprendente e meravigliosa aria di libertà creativa per una storia raccontata in maniera estremamente intima e personale.

    Un'altra giovinezza (Youth without Youth) - Stati Uniti
    Regia, sceneggiatura, produzione: Francis Ford Coppola
    BIM Distribuzione
    Durata 124'
    Cast: Tim Roth, Alexandra Maria Lara, Bruno Ganz, Andrè M. Hennicke, Marcel Iures, Adrian Pintea, Alexandra Pirici
    Genere: Thriller

    Fonte: Agenzia Radicale
    http://www.agenziaradicale.com/index.php?option=com_content&task=view&id=1387&Itemid=65

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  2. 21/10/2007 (9:38) - IL RITORNO
    Colpo di fulmine per Coppola

    Alexandra Maria Lara e Tim Roth protagonisti di «Un'altra giovinezza»
    MULTIMEDIA
    VIDEO
    TRAILER di Youth Without Youth





    Il regista di nuovo al lavoro con «Un’altra giovinezza». Rigenerazione prodigiosa nella cornice degli Anni Quaranta
    LIETTA TORNABUONI
    ROMA
    Una coppia è a Malta. Lei domenda: «Cos’è quell’uccello?». Lui risponde: «Un falcone maltese». E’ uno scherzo, l’unico di Un’altra giovinezza. Francis Coppola, dopo dieci anni d’assenza dal cinema (tranne che come produttore esecutivo di Marie-Antoinette di sua figlia Sofia), a quasi settant’anni produce a proprie spese, scrive e dirige un film sul Tempo e la Morte, sulla suprema ambiguità della condizione umana, sulla natura illusoria dei sogni, sul linguaggio origine della cultura, sull’estasi paramedianica.

    Coppola è un poco dimagrito, ha un aspetto vigoroso: in questi anni s’è occupato soprattutto dei vigneti della Napa Valley californiana che hanno fatto di lui uno dei migliori produttori di vino; da adesso lavorerà a un nuovo film da realizzare in Argentina su una famiglia di emigranti italiani. Dell’approdo a Un’altra giovinezza (il film esce nei cinema italiani la prossima settimana) parla con emozione: «La storia mi riguardava da vicino. A 66 anni cominciavo a sentirmi arrivato in fondo alla corsa. Non facevo un film da anni, e non volevo farne un altro come quelli di una volta. Mi sentivo frustrato dalla mia incapacità di finire la sceneggiatura di un progetto che sognavo da tempo, Megalopolis...».

    Il film è tratto dal breve romanzo 1976 del rumeno Mircea Eliade, storico delle religioni, autore di opere famose (Il mito dell’eterno ritorno, Il sacro e il profano, Miti, sogni e misteri). Un’idea straordinaria: nel giorno di Pasqua del 1938, un professore di linguistica rumeno settantenne deciso al suicidio viene colpito dal fulmine e, anziché morire, guarisce con sorprendente rapidità, ringiovanito di trent’anni. Scaricandosi su di lui, l’energia elettrica ha rigenerato il suo corpo e ampliato la sua memoria di studioso. Gli nascono nuovi denti. Per conoscere la materia di un libro, gli basta guardarlo. Conosce ogni lingua esistente ed esistita. Divenuto il più prezioso essere umano al mondo, conduce un’esistenza da braccato: i nazisti esigono che venga loro consegnato, tutti vogliono analizzarlo per capire come la vita e la giovinezza possano venir prolungate, la curiosità ne fa un perenne fuggitivo anche dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ha come unico interlocutore nelle controversie metafisiche un Doppio di sé che finirà per uccidere. Incontra e ama una donna il cui destino è opposto al suo, la regressione. Eterno mutante, il professore (Tim Robbins, bravissimo) torna nella sua terra d’origine e muore nella neve d’inverno a 101 anni.

    La vicenda, ricca di implicazioni indiane, ha un’aria Anni ’20 alla moda di Rabindranath Tagore. Il film può commuovere, prendere; oppure venir giudicato una baggianata da frettolosi autodidatti. Coppola dice di essersi posto davanti alla storia «come uno studente al suo primo film», di aver voluto «ampliare il vocabolario del cinema». Non scherziamo. La macchina da presa ferma è un esperimento appartenente almeno a Ozu e a Pasolini. Le astrazioni che invadono lo schermo (piccole luci, rose dischiuse, orologi che battono il Tempo, inquadrature capovolte o sghembe, ideogrammi cinesi, indiani o giapponesi, prime pagine dei quotidiani per scandire gli eventi storici, volti moltiplicati) appartengono al gusto Anni ’40: e possono essere considerati kitsch oppure visti con affettuoso rimpianto. E’ in ogni caso ammirevole che Coppola, senza badare agli spettatori né a nessuno, abbia fatto quel che voleva, come voleva: circondato da critiche, ha fatto sempre così da Peggy Sue s’è sposata ad Apocalypse now.

    Fonte: La Stampa.it
    http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cinemaroma/200710articoli/26865girata.asp

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