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lunedì 8 ottobre 2007

Presentata in Senato la mozione per un maggior controllo nei confronti dei romeni

Mozioni
STIFFONI, PIROVANO, FRANCO Paolo, DAVICO, POLLEDRI, DIVINA, FRUSCIO, LEONI, GALLI - Il Senato,
premesso che:
dal 1° gennaio 2006 la Romania è entrata a far parte dell'Unione europea, con la conseguenza che i suoi cittadini possono da allora circolare liberamente all'interno dello spazio Schengen, anche se Bucarest ne diventerà membro effettivo, secondo le previsioni, non prima del 2009 o 2010;
da allora, il massiccio afflusso di romeni nel nostro Paese ha parallelamente determinato l'aumento di alcuni reati e significativamente incrementato la percentuale di cittadini della Romania fra i responsabili di azioni criminose; il Sindaco di Roma ha dichiarato che nella sola capitale «su 3.557 arresti fatti dai carabinieri da gennaio ad agosto, 2.689, il 75,5%, hanno riguardato romeni»;
si tratta in maggioranza di reati come borseggi, pestaggi, stupri, rapine, arrivando fino agli omicidi, che terrorizzano la popolazione ed impediscono di vivere la quotidianità senza paure;
da molto tempo la Romania rappresenta un punto di snodo per le reti criminali (dal traffico di auto rubate alla tratta di minori) che scelgono l'Italia come transito verso l'Europa occidentale e gli Stati Uniti;
il Ministro dell'interno, Amato, nell'annunciare la messa a punto di un provvedimento sulla sicurezza da portare al più presto in Consiglio dei ministri, ha posto particolare enfasi sulla misura che permetterà ai Prefetti, e non più solo al Ministro, di espellere cittadini comunitari per motivi di sicurezza pubblica; che la misura fosse motivata dalla necessità di contenere la criminalità dei cittadini romeni neocomunitari è risultato evidente dalle parole dello stesso Ministro, che in conferenza stampa si è sentito costretto a precisare che non è un atto "anti-rumeni" ma solo contro i rumeni "non onesti";
non è al momento noto l'esatto contenuto del pacchetto sicurezza del Ministero dell'interno, ma non vi sono garanzie sull'assunzione di azioni forti e mirate contro un tipo di criminalità che è facilmente individuabile nella comunità romena e rom presente in Italia, pertanto teoricamente individuabile con facilità e altrettanto facilmente punibile;
in virtù dell'art. 2.2 dell'Accordo di Schengen, il nostro Paese può, per esigenze di ordine pubblico o di sicurezza nazionale, decidere che, per un periodo limitato, alle frontiere interne siano effettuati controlli di frontiera nazionali, adeguati alla situazione;
il decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 30, nell'attuare la direttiva europea 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, pretende che i diritti di soggiorno in Italia da parte di cittadini di altri Paesi dell'Unione siano subordinati (articolo 7) allo status di lavoratore o studente. In mancanza di un lavoro, il cittadino comunitario deve disporre "per se stesso e per i propri familiari di risorse economiche sufficienti, per non diventare un onere a carico dell'assistenza sociale dello Stato durante il periodo di soggiorno, e di un'assicurazione sanitaria o di altro titolo idoneo comunque denominato che copra tutti i rischi nel territorio nazionale". Se non si verificano queste condizioni, o se esse vengono meno, lo stesso decreto impone (articolo 21) misure di allontanamento;
subordinare la permanenza all'esistenza di condizioni minime di sussistenza economica può garantire che nessuno venga nel nostro Paese sopravvivendo solo grazie all'assistenza pubblica o ad attività sommerse o illecite;
è vero altresì che nel decreto legislativo 30/2007, diversamente da quanto previsto per l'allontanamento per motivi per motivi di ordine pubblico o di pubblica sicurezza, alla mancanza di strumenti di sussistenza si risponde con un atto di allontanamento non esecutivo, che non può comprendere il divieto di reingresso. Si realizza pertanto la situazione paradossale nella quale, anche nel caso in cui il cittadino comunitario accetti di uscire dal territorio, vi rientra, in modo pienamente legale, dalla stessa frontiera, a distanza anche di pochi minuti,
impegna il Governo:
ad informare con regolarità il Parlamento sull'andamento degli arrivi in Italia di cittadini neocomunitari e sulla correlazione tra questi e gli episodi di criminalità;
ad una verifica puntuale del rispetto di quanto previsto dall'articolo 7 del decreto legislativo 30/2007, con il ricorso alle sanzioni previste, in particolare nei riguardi delle comunità rom;
a sanare il paradosso contenuto nel decreto legislativo 30/2007, che, non prevedendo sanzioni né il divieto di reingresso, vanifica il significato delle condizioni di soggiorno stabilite dal decreto stesso, provocando un danno non sostenibile al sistema di assistenza sociale del nostro Paese e contemporaneamente tollerando tacitamente condizioni di vita basate sul furto, sull'espediente e sulla criminalità;
a ripristinare i controlli di frontiera, come previsto dal Trattato di Schengen, fino a che sarà registrabile una diminuzione significativa della criminalità imputabile a cittadini neocomunitari;
a sollecitare in sede di Unione europea misure di verifica dell'incremento di atti criminosi posti in atto da parte di cittadini romeni su scala europea, ed eventualmente di freno alla libera circolazione di cittadini di quel Paese nell'area Schengen.
(1-00148)
Legislatura 15º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 230 del 04/10/2007
Fonte: Senato della Repubblica

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