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martedì 30 ottobre 2007

Immigrati, 3,7 milioni i regolari in Italia


Roma, 30 ott. (Adnkronos/Ign) - Sempre più numerosi, più radicati e con progetti di vita a lungo termine, gli immigrati rappresentano ormai un fenomeno tutt'altro che marginale che si configura come un aspetto innovativo e qualificante della società italiana. E' quanto emerge dalla 17esima edizione del 'Dossier Statistico Immigrazione', redatto dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes, con il contributo di oltre 100 redattori di organizzazioni internazionali, strutture pubbliche nazionali, università, enti locali e organizzazioni che si occupano di immigrazione.
Alla fine del 2006 gli stranieri regolari presenti in Italia, rileva il rapporto, erano poco meno di 3,7 milioni, per la precisione 3.690.000, tra comunitari e non comunitari, con un'incidenza sulla popolazione totale del 6,2%. L'Italia, spiega il rapporto, si colloca, con la Spagna, subito dopo la Germania tra i più grandi paesi di immigrazione dell'Unione europea e, per quanto riguarda l'incremento annuale, i due paesi mediterranei non hanno uguali in Europa, superando in proporzione gli stessi Stati Uniti (che, con una popolazione cinque volte superiore a quella italiana, registrano l'ingresso di un milione di nuovi immigrati all'anno).
Una presenza diffusa su tutto il territorio ma con una ripartizione assai disomogenea. Secondo il rapporto, infatti, la ripartizione territoriale dei soggiornanti stranieri a fine 2006 vede 6 immigrati su 10 inseriti nel Settentrione, il 33,7% nel Nord-ovest e 25,9% nel Nord-est, in termini assoluti circa 1 milione e 250 mila nella prima area e quasi 1 milione nella seconda. Seguono le regionei del Centro con circa 1 milione di presenze, pari al 26,6%, e le regioni del Sud con il 13,8%, pari a più di mezzo milione di persone.
Secondo la stima del Dossier la presenza straniera è costituita per la meta' da europei: in particolare, quelli dell'Est Europa, dal 2000 al 2006, sono aumentati di 14 punti percentuali, mentre l'Africa ne ha persi 5 e l'Asia e l'America 2 ciascuna: tutte le aree, comunque, sono notevolmente cresciute numericamente. Oggi, in sintesi, ogni 10 presenze immigrate 5 sono europee, 4 suddivise tra africani e asiatici e 1 americana. I gruppi nazionali hanno una loro spiccata vocazione territoriale. Ad esempio, nel Friuli Venezia Giulia i cittadini dei paesi dell'ex Jugoslavia costituiscono quasi un quarto del totale (per la vicinanza geografica); gli ecuadoregni sono un quinto degli stranieri nella Liguria (per i rapporti di quella regione con l'America Latina); i filippini e i polacchi sono molto ben rappresentati nel Lazio, e specialmente a Roma.
Le presenze per lavoro e per ricongiungimento familiare (92,1% del totale) esercitano congiuntamente un peso molto elevato. La prevalenza di questi motivi sottolinea quanto siano diffusi i progetti migratori a lungo termine, probabilmente per lo più a carattere definitivo, tra la popolazione immigrata. Il Nord Italia continua a essere il principale polo di attrazione delle presenze per lavoro (59% sul totale nazionale), il Centro si trova nettamente distaccato (26,4%) e ancora di piu' il Meridione (14,7%). Risulta inoltre che, anche per gli immigrati, la vita nei piccoli contesti urbani o paesani è solitamente più agevole, anche sotto il profilo socio-economico: il riferimento va fatto alla vitalità delle piccole imprese di provincia, che normalmente offrono mansioni più stabili rispetto al mercato della grande città, sempre più caratterizzato dall'instabilità dei servizi, e alla maggiore facilità nel reperire un'abitazione.
Dopo l'ingresso della Romania e della Bulgaria nella Ue, l'Italia non è più il fanalino di coda per la presenza di immigrati comunitari, che ormai costituiscono un quarto del totale delle presenze.
Per quanto riguarda i minori, sottolinea la Caritas, il numero è andato aumentando (665.626 a fine 2006, 80.000 in più rispetto all'anno precedente) come pure la loro incidenza sul totale della popolazione straniera (22,6%, circa 6 punti percentuali in piu' rispetto al dato dei soli italiani). La loro presenza è particolarmente elevata nelle regioni del Nord e in alcune del Centro, con le punte massime di quasi il 25% nel Veneto e del 24% nella Lombardia e nelle Marche, valori del 17%-18% in alcune regioni meridionali (Molise, Basilicata e Sicilia), del 16% in Campania. La Sicilia e la Puglia riportano il 22%.
Fonte Adnkronos Ign

1 commento:

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