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mercoledì 20 febbraio 2008

Omicidio in metro Roma: Gup, Doina non voleva uccidere

OMICIDIO IN METRO ROMA: GUP, DOINA NON VOLEVA UCCIDERE

La rumena Doina Matei non voleva uccidere la 21enne Vanessa Russo, quando le scaglio' un colpo in faccia con la punta dell'ombrello nella lite scoppiata il 26 aprile 2007 alla stazione Termini della metropolitana di Roma. La morte della giovane, avvenuta il giorno successivo perche' la punta era penetrata in un occhio e poi nel cranio, "era una conseguenza non voluta, nemmeno nella forma del dolo eventuale, della propria condotta". Lo scrive il gup Donatella Pavone nella motivazione della sentenza con la quale il 17 dicembre scorso ha condannato, in sede di rito abbreviato, la prostituta rumena a 16 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale e non per omicidio volontario, sia pure con dolo eventuale, come ipotizzato originariamente dalla procura. Per il giudice, Doina Matei "non poteva immaginare (e nessuno avrebbe potuto farlo) che, colpendo con un ombrello la ragazza che le stava di fronte, l'avrebbe uccisa". Resta in piedi, come sostenuto dal pm Sergio Colaiocco (che fara' ricorso in appello), la sussistenza dell'aggravante dei futili motivi contestata all'imputata. "I testimoni - spiega il gup Pavone nel ricostruire la vicenda - riferiscono tutti che tra l'imputata e Vanessa Russo (che in metro erano sedute l'una accanto all'altra prima di alzarsi e avvicinarsi all'uscita del vagone dove comincio' la lite, per poi litigare) e' nato un dissidio a causa delle spinte date, forse involontariamente, da Doina alla persona offesa e della reazione di quest'ultima. Tenuto conto della folla presente all'ora di punta sulla metro, le ragazze avrebbero dovuto chiedersi reciprocamente scusa per le spinte date e ricevute ed invece Vanessa ha profferito parole rabbiose ("che te spigni stronza"), l'altra a colpire violentemente con l'ombrello". Secondo il gup, la rumena, "accortasi subito che il colpo inferto era stato violentissimo tanto da vedere Vanessa Russo portarsi le mani al volto, cadere per terra e perdere copiosamente sangue (un lago di sangue secondo alcuni testimoni), non si e' fermata per soccorrerla, ma dopo averle gettato quasi addosso l'ombrello, quasi con disprezzo, e' fuggita con l'amica (Costantina I., la minorenne che era con Doina e di recente e' tornata in Romania, ndr)". Doina, poi, una volta appreso che la ragazza era morta il giorno successivo alla lite, "non ha avuto alcun moto di animo, ha fatto i bagagli, ha lasciato la pensione dove alloggiava ed e' partita per le Marche preparando la fuga nei minimi particolari". Significativo per il gup come si presento' l'imputata quando la polizia l'arresto' assieme all'amica in un'abitazione di Tolentino: "Doina era in camera da letto, in pigiama, in assoluta tranquillita'. Del resto, intendeva allontanarsi ulteriormente alla volta di Bologna o Ancona".
Fonte: La Repubblica.

1 commento:

  1. Io credo che Doina abia avuto una doppia sfortuna: primo,che la sua reazione,sbagliata finchè si vuole,abbia avuto conseguenze imprevedibili, secondo che il fatto sia stato compiuto da una prostituta straniera proprio nel momento in cui in Italia esplodeva l'odio razzistico...basta paragonare la sentenza con migliaia di altre su fatti analoghi compiuti da italiani o in altro periodo.

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