Roma
CASSAZIONE: E' DISCRIMINAZIONE DIRE SELVAGGIO A IMMIGRATO
E' un atto discriminatorio, punito con l'aggravante, dare del selvaggio ad un immigrato. E' quanto si evince da una sentenza della Cassazione, con la quale e' stato annullato senza rinvio, disponendo la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica, il non luogo a procedere dichiarato dal giudice di pace di Fermo nei confronti di un'anziana signora, accusata dei reati di lesioni e di ingiuria nei confronti di un extracomunitario. La donna si era rivolta ad un immigrato dicendo "questi marocchini fanno quello che gli pare... Siete selvaggi", passando poi alle vie di fatto. Il magistrato onorario aveva preso la sua decisione, ritenendo estinti per remissione di querela i reati di cui la donna era accusata, ma il procuratore generale presso la Corte d'Appello di Ancona, aveva presentato ricorso in Cassazione rilevando che le contestazioni in questione comportavano la procedibilita' d'ufficio e la competenza del Tribunale. Per la Suprema Corte (V sezione penale, sentenza n. 5302) il ricorso e' fondato: "Si adombrano - spiegano i giudici di Palazzaccio - gli estremi dell'aggravante della finalita' di discriminazione razziale, emergenti dalle connotazioni stesse della condotta descritta nei capi d'accusa". I reati contestati all'anziana signora, dunque, sono perseguibili d'ufficio e la Procura della Repubblica di Fermo dovra' esaminare gli atti per l'ulteriore corso.
Fonte: La Repubblica.
CASSAZIONE: E' DISCRIMINAZIONE DIRE SELVAGGIO A IMMIGRATO
E' un atto discriminatorio, punito con l'aggravante, dare del selvaggio ad un immigrato. E' quanto si evince da una sentenza della Cassazione, con la quale e' stato annullato senza rinvio, disponendo la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica, il non luogo a procedere dichiarato dal giudice di pace di Fermo nei confronti di un'anziana signora, accusata dei reati di lesioni e di ingiuria nei confronti di un extracomunitario. La donna si era rivolta ad un immigrato dicendo "questi marocchini fanno quello che gli pare... Siete selvaggi", passando poi alle vie di fatto. Il magistrato onorario aveva preso la sua decisione, ritenendo estinti per remissione di querela i reati di cui la donna era accusata, ma il procuratore generale presso la Corte d'Appello di Ancona, aveva presentato ricorso in Cassazione rilevando che le contestazioni in questione comportavano la procedibilita' d'ufficio e la competenza del Tribunale. Per la Suprema Corte (V sezione penale, sentenza n. 5302) il ricorso e' fondato: "Si adombrano - spiegano i giudici di Palazzaccio - gli estremi dell'aggravante della finalita' di discriminazione razziale, emergenti dalle connotazioni stesse della condotta descritta nei capi d'accusa". I reati contestati all'anziana signora, dunque, sono perseguibili d'ufficio e la Procura della Repubblica di Fermo dovra' esaminare gli atti per l'ulteriore corso.
Fonte: La Repubblica.
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