Il Trattato di Lisbona
Scritto da Francesca Morandi
31-01-2008
Il Trattato di Lisbona l'Europa invita i cittadini a partecipare alla propria costruzione
A Lisbona è nata un’Europa più democratica e vicina ai cittadini. A lungo si è già parlato dei contenuti del “Trattato di Lisbona”, siglato nella capitale portoghese lo scorso 13 dicembre dai capi di Stato e di governo dell’Ue, che, a ratifiche concluse, segnerà il termine del lungo processo di riforma iniziato nel 2001 per modificare l’assetto istituzionale dell’Unione europea. Le novità del documento sono riassumibili in due punti fondamentali.
Il primo riguarda le modifiche apportate dal Trattato alle istituzioni dell’Europa che potrà funzionare anche allargata a 27 Stati e sarà in grado di rispondere più efficacemente alle sfide del mondo attuale.
Il secondo è legata al rafforzamento della capacità dell’Ue di rappresentare gli interessi dei suoi cittadini e di tutelarli. La nostra analisi si concentrerà su questo secondo aspetto che è determinato sia dai diritti sanciti dalla “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” sia da alcune norme contenute nel “Trattato di Lisbona”. Ne emerge un’Europa fondata su principi e valori condivisi, che mira a instaurare un rapporto più diretto con la società civile europea, la cui partecipazione ai processi comunitari è ritenuta necessaria per la costruzione dell’Unione.
Ecco una sintesi dei caratteri “tecnici” relativi alla Carta seguita da un approfondimento sui suoi contenuti.
LA CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UE
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, allegata al Trattato di Lisbona, sancisce i diritti fondamentali di tutti i cittadini comunitari in materia di dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, cittadinanza e giustizia. In quanto allegato, essa ha lo stesso valore giuridico dei Trattati ed è suscettibile di controllo da parte della Corte di Giustizia. Questo significherà la possibilità di far valere il rispetto dei diritti elencati nella Carta da parte delle istituzioni comunitarie e da parte degli Stati membri, nell’ambito dell’applicazione del diritto comunitario. Il Regno Unito e la Polonia hanno tuttavia negoziato una loro esclusione da tali vincoli.
Il documento raggruppa i cinquantaquattro diritti civili, politici, sociali ed economici dei cittadini europei e di tutti coloro che vivono nel territorio dell’Unione europea. Il testo prevede diritti “classici”, quali il diritto alla vita, il diritto all'integrità psichica e fisica della persona, la libertà di espressione, e diritti sociali ed economici, ma inserisce anche alcuni nuovi diritti, cosiddetti “di nuova generazione”, legati allo sviluppo tecnologico, come la bioetica e le protezione dei dati personali.
Rispetto alla Costituzione italiana, ad esempio, risultano innovativi il diritto alla privacy (art. 8), la tutela ambientale, come diritto alla qualità della vita (art. 37), la protezione dei consumatori (art. 38), la tutela dell'infanzia (art. 24), il diritto degli anziani a condurre una vita dignitosa e indipendente (art. 25), la piena integrazione dei disabili (art. 26).
Un ulteriore elemento di novità è rappresentato da alcuni principi in materia di bioetica: il diritto all’identità genetica, il divieto delle pratiche eugenetiche e della clonazione riproduttiva degli esseri umani (art. 3).
Nonostante l’impianto condiviso della Carta, che offre uno spazio comune di diritti senza alterare le Costituzioni nazionali, restano aperte alcune controversie che hanno opposto laici e cattolici in materia di diritti della famiglia e bioetica. I religiosi hanno contestato, innanzitutto, la definizione di famiglia data dalla Carta nell’art. 9, che lascerebbe spazio a normative permissive verso le convivenze tra omosessuali. L’art. 9 non vieta, infatti, la concessione dello status matrimoniale a unioni tra persone dello stesso sesso. Tale formulazione è stata giustificata sulla base del fatto che le legislazioni nazionali di alcuni Stati Ue riconoscono modi diversi di intendere una famiglia. Una spiegazione che lascia tuttora forti remore e opposizione nel mondo cristiano.
Dubbi sono stati sollevati anche riguardo all’articolo 3 della Carta che si apre con l’affermazione del diritto alla propria integrità fisica e psichica. La parte di questa norma che ha suscitato perplessità è quella relativa alla bioetica, poiché le sue disposizioni in merito sarebbero troppo ambigue. Non risulterebbe chiaro se la Carta vieta o meno le ricerche finalizzate alla riproduzione di organi del corpo umano, finanziate da enti privati, che si propongono scopi medici e insieme di profitto. La stessa definizione di “clonazione riproduttiva”, che il testo vieta, risulta di ambigua interpretazione e potrebbe, ad esempio, non includere la clonazione di singoli organi. Anche le pratiche eugenetiche non sono vietate in assoluto ma solo in certi casi quando, per esempio, abbiano fini di selezione della specie umana.
Inadeguato sarebbe, secondo alcuni commentatori, anche l’articolo 22, relativo alla diversità culturale, religiosa e linguistica, in quanto liquiderebbe con poche parole il complesso problema dell’interculturalismo.
STRUMENTI NUOVI NELLE MANI DEGLI EUROPEI
Grazie ad alcune modifiche introdotte dal Trattato di Lisbona, i cittadini europei avranno maggiori possibilità di fare sentire la propria voce, avanzando, per esempio, proposte di iniziativa popolare. In un numero di almeno un milione, i cittadini dell’Ue potranno infatti prendere l’iniziativa di invitare la Commissione a presentare una proposta di legge nelle materie di sua competenza.
Un più ampio utilizzo della procedura di codecisione garantirà poi un maggiore controllo democratico sull’attività legislativa da parte del Parlamento europeo. Grazie a questa procedura, infatti, il Parlamento potrà partecipare al procedimento di adozione di atti comunitari in posizione di quasi parità con il Consiglio, partecipazione che si tradurrà, di fatto, in una maggiore espressione della volontà dei cittadini, attraverso la voce dei loro rappresentati a Strasburgo.
Più poteri di controllo saranno inoltre attribuiti ai parlamenti nazionali che potranno utilizzare un meccanismo di “allerta precoce rafforzata” per contestare progetti di legislazione europea, costringendo quindi la Commissione a riesaminare il progetto contestato e a motivare l’eventuale rifiuto di tenere in considerazione le critiche. Aumenterà infine la trasparenza, grazie a un accesso aperto al pubblico in occasione degli incontri al Consiglio.
Fonte: Commissione Europea Italoeuropeo
sabato 2 febbraio 2008
Europa invita i cittadini a partecipare alla propria costruzione
Pubblicato da Catalina Sava alle 00:01
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