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mercoledì 5 dicembre 2007

Dai matrimoni ai requisiti per la residenza, le discriminazioni messe in atto dai sindaci


Dai matrimoni ai requisiti per la residenza, le discriminazioni messe in atto dai sindaci
Ad un mese dal decreto legge che ha semplificato le espulsioni dei cittadini comunitari non si placano in Italia le iniziative contro i cittadini migranti, comunitari e non. Ora sono gli stessi sindaci che, cavalcando l’emergenza sicurezza, divenuta ormai il cavallo di troia per qualsiasi atto che fino ad un anno fa sarebbe stato marcato come “razzista”, emanano ordinanze volte ad impedire l’integrazione se non proprio l’insediamento dei cittadini migranti nei territori comunali.

Famosa l’ordinanza del sindaco di Cittadella che ha deciso di imporre ai cittadini comunitari dei requisiti economici per poter ottenere la residenza, un’ordinanza per cui ora è indagato per "usurpazione di funzioni pubbliche" ma che ha aperto la strada a molti altri sindaci che non sono voluti essere da meno. Diversi primi cittadini, regolamenti alla mano, hanno emesso ordinanze o regolamenti contro gli immigrati, dal sindaco di Romano d’Ezzelino, nel vicentino, che ha escluso dalle borse di studio gli studenti extracomunitari, al sindaco di Teolo, Lino Ravazzolo di An, che prima di firmare il decreto che concede la cittadinanza italiana pretende che l’interessato conosca bene la lingua italiana e la Costituzione. Anche Verona non ha voluto essere da meno ed è di questi giorni l’esposto presentato dal Coordinamento Migranti che denuncia le discriminazioni messe in atto dal Comune sul fronte abitativo attraverso regolamenti che favoriscono i cittadini italiani a discapito dei cittadini migranti. Non mancano poi in questi giorni le uscite provocatorie di alcuni sindaci: il primo cittadino di Loria ha deciso che all’inizio delle sedute del consiglio comunale va cantato l’inno di Mameli, mentre a Montegrotto Terme sui tabelloni informativi del Comune è apparsa la scritta "Cittadini, emigrate! Vivrete meglio da immigrati in un’altra nazione che da cittadini nel vostro paese". A Caravaggio invece, provincia di Bergamo, la giunta leghista del sindaco Giuseppe Prevedini ha emanato una circolare che vieta i matrimoni fra cittadini italiani e cittadini stranieri se quest’ultimi sono clandestini. Questa circolare prescrive agli ufficiali di stato civile che ricevono la richiesta di pubblicazione di matrimonio, quindi all’inizio della procedura, di richiedere all’immigrato oltre alla classica documentazione anche il permesso di soggiorno. Nel caso il cittadino immigrato non possedesse il permesso di soggiorno la circolare prescrive all’ufficiale di non accettare la richiesta di pubblicazione. Il sindaco di Caravaggio si è affrettato a precisare che questa circolare ha il solo scopo di evitare i “matrimoni di comodo”, cioè quei matrimoni la cui unica finalità e quella di evitare l’espulsione del cittadino immigrato senza regolare permesso di soggiorno. Ma la normativa vigente ha già un “rimedio” a questa possibilità perchè è previsto che dopo la celebrazione del matrimonio comunque sia effettuata una verifica dell’effettiva convivenza fra marito e moglie e nel caso che questa verifica dia esito negativo il permesso di soggiorno deve essere revocato.
Il sindaco, per giustificare questa sua circolare, ha anche aggiunto che siccome la legge prevede per gli irregolari l’espulsione, secondo lui non c’è motivo perchè li debba sposare. Ma forse non si rende conto che il matrimonio, e quindi formare una famiglia, è un diritto riconosciuto anche dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo a prescindere dalla cittadinanza delle persone e dalla regolarità del soggiorno
Non si sono fatte attendere molto le reazioni a queste ordinanze, infatti l’Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) in un comunicato ha fatto richiesta al Ministro dell’Interno di annullare quste delibere ed è prevista per questi giorni un’interpellanza dell’onorevole Mercedes Frias rispetto alla leggitmità di queste ordinanze.Questi provvedimenti dei sindaci si scontrano inoltre con l’articolo 2 del Testo Unico sull’immigrazione che dovrebbe garantire ai cittadini stranieri lo stesso trattamento riservato ai cittadini italiani, “Lo straniero regolarmente soggiornante nel territorio dello Stato gode dei diritti in materia civile attribuiti al cittadino italiano”. Eppure tutte queste ordinanze e questi regolamenti sembrano voler andare nella direzione opposta, sembra sempre più evidente il carattere discriminatorio di questi atti e pesanti possono essere le ricadute sociali. L’equazione immigrato uguale insicurezza non può che trovare una conferma in questi atti promulgati in nome della sicurezza dei cittadini ma che in realtà colpiscono solo una parte di cittadinanza discriminandola.
[ martedì 4 dicembre 2007 ]
Redazione Melting Pot Europa

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