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sabato 9 maggio 2009

Presentato il 9° Rapporto sull'Economia della Tuscia Viterbese


08/05/2009
Viterbo - La crisi è grave ma gli imprenditori resistono e guardano con fiducia al futuro

Viterbo - La crisi economica lascia il segno ma non mette in ginocchio gli imprenditori della Tuscia, che anzi hanno già intrapreso la strada degli investimenti e sono pronti a nuove assunzioni, ma chiedono più flessibilità alle banche per favorire l’accesso al credito. È quanto emerge dalla presentazione del 9° Rapporto sull’Economia della Tuscia Viterbese da parte della Camera di Commercio di Viterbo in occasione della Giornata dell’Economia, promossa a livello nazionale da Unioncamere, realizzato dall’Istituto di ricerca economica Guglielmo Tagliacarne insieme con l‘Osservatorio Economico Provinciale.

“La presentazione del Rapporto – dichiara Ferindo Palombella, presidente della Camera di Commercio di Viterbo – arriva in una fase delicata in cui non dobbiamo temere di analizzare e diagnosticare lo stato di salute della nostra economia, offrendo indicazioni con lucidità e senso di responsabilità sugli interventi necessari. Come Ente camerale abbiamo sempre perseguito il lavoro sinergico tra istituzioni, associazioni di categoria e sindacali; al tempo stesso abbiamo operato per l’interazione con le imprese e con i mercati svolgendo in tutti i settori quel ruolo di catalizzatore che è proprio nella nostra mission. Su questa strada sappiamo di incontrare l’interesse di tutti gli attori economici, pronti oggi più che mai a non perdere il treno della ripresa, che include la sfida importante dell’aeroporto”.

Sulla stessa lunghezza d’onda si è pronunciato Alfonso Feleppa, direttore dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne il quale ha aggiunto: “La crisi può essere vista come una straordinaria opportunità per compiere scelte significative, come quella di favorire l’aggregazione, considerando che i nostri studi hanno confermato che le imprese più performanti sono proprio quelle in grado di stringere tra loro delle partnership”.

Dalle rilevazioni del Rapporto sull’Economia della Tuscia Viterbese emerge una fotografia che non lascia scampo: fatturato, ordinativi, esportazioni e occupazione col segno meno, anche se paradossalmente la Tuscia è una delle province ad aver beneficiato maggiormente dell’attuale scenario economico con un incremento del PIL nel 2008 del +1,9%, a differenza di quanto rilevato a livello nazionale (-1,0%) e regionale (-0,1%). In crescita anche il livello di ricchezza procapite, pari a 21.526 euro (nel 2007 era 21.190 euro).

“Questa tenuta è spiegabile – dichiara Francesco Monzillo, vicesegretario e responsabile del Servizio Studi e statistica della Camera di Commercio di Viterbo e dell’Osservatorio Economico Provinciale – – in quanto in un periodo di difficoltà come quello attuale, l’isolamento produttivo che caratterizza il territorio del viterbese funga, tutto sommato, da riparo alle imprese locali. Risulta, pertanto, opportuno mettere insieme quelle politiche volte ad un miglioramento strutturale, al fine di limitare tale isolamento durante il periodo di ripresa del ciclo espansivo”.

Il valore aggiunto prodotto nella provincia di Viterbo nel 2007 risulta pari a 5,8 miliardi di euro. Di questi, il 73,7% (70,5% a livello nazionale) è da associare all’attività terziaria, prevalentemente costituita dal commercio, dai trasporti, dalla ricettività e dai servizi alla persona. Questa prevalenza del terziario per Viterbo (seconda nel Lazio dopo Roma), trova la sua giustificazione anche nel carente tessuto industriale che produce appena il 19,2% del valore aggiunto provinciale (di cui solo il 12,9% appartenente al manifatturiero) rispetto ad una media nazionale del 27%. Diversamente, l’incidenza del valore aggiunto agricolo sul totale dell’economia provinciale (7,1%) risulta una delle più elevate a livello nazionale e ben superiore alla media regionale (1,1%) e dell’Italia nel suo complesso (2,1%). Dunque, quella di Viterbo si conferma come un’economia prevalentemente orientata al terziario tradizionale e all’agricoltura; escludendo, infatti, casi interessanti quali l’industria alimentare e il distretto di Civita Castellana, non si rilevano significativi esempi industriali o segmenti terziari di eccellenza.

Fonte: Viterbo Oggi.

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