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sabato 5 luglio 2008

Confartigianato: Rapporto Immigrati Impresa


Rapporto Immigrati-Impresa

RAPPORTO DI CONFARTIGIANATO

Enio Peverini, Confartigianato Persone Viterbo: “Il fenomeno è un’interessante evoluzione del loro rapporto con l’economia viterbese”
In crescita anche nella Tuscia gli imprenditori stranieri

Non solo badanti e vu comprà. Gli immigrati che decidono di mettersi in proprio per rifarsi una vita e cercare un futuro migliore in Italia sono sempre più numerosi: la quota di titolari d’impresa extracomunitari sul totale delle persone che nel Belpaese svolgono attività economiche è del 6,5 %. Ed anche nella Tuscia rappresentano ormai una quota importante.

Per gli immigrati, inoltre, mettere su un’impresa si conferma la strada migliore per integrarsi nel nostro Paese. Tanto che sono ben 543.311 gli imprenditori stranieri (di cui 388.610 extracomunitari) residenti in Italia. Il 75,8% degli imprenditori e lavoratori autonomi extracomunitari sono uomini e il 24, 2% donne. La presenza femminile è di poco inferiore rispetto alle italiane, che sono il 26,7% del totale.

I dati emergono dal Rapporto “Immigrati e impresa” dell’ufficio studi di Confartigianato, che ha fotografato il fenomeno sulla base dei dati riferiti all’anno 2007, laddove si evidenzia, tra l’altro, la giovane età degli imprenditori extracomunitari: il 12,1% ha meno di 30 anni, mentre per i giovani italiani questa percentuale scende al 6,6%.

In prima analisi il fenomeno si intreccia con le dinamiche del sistema economico italiano dove un lavoratore su quattro è almeno formalmente indipendente; ma anche con una tendenza riscontrabile soprattutto nel settore edile, laddove il lavoratore dipendente è sollecitato dal datore di lavoro a mettersi in proprio per ragioni contributive e fiscali, rimanendo di fatto vincolato all’impresa committente. In ultimo, si tratta di una reazione alla mobilità bloccata del lavoratore dipendente straniero, che stenta a vedersi riconoscere credenziali ed esperienze professionali. Non riescono, cioè, a far carriera e rischiano di rimanere intrappolati in forme di integrazione subalterna.

Per quanto, in particolare, riguarda la situazione nel viterbese, va subito rilevata una crescita esponenziale degli immigrati che aprono una nuova attività.

Gli stranieri nella provincia di Viterbo sono passati da 12.248 (1350 comunitari – 10.898 extracomunitari) nel 2004 a 13.839 (1.597 comunitari – 12.242 extracomunitari) nel 2005 per arrivare nel 2006 a 15.316 (1.877 comunitari – 13.439 extracomunitari) e 16.517 (2.157 comunitari – 14.360 extracomunitari) nel 2007.

Su questi dati, estratti da un rapporto della Camera di Commercio di Viterbo, si è innestata un’analisi del passaggio degli stranieri nelle file del lavoro indipendente.

Va subito precisato che per “straniero” si intende solo quello di nazionalità extra Europea, anche in forza di quanto previsto dalla normativa nazionale in materia di integrazione. Si tenga, inoltre, presente che dal 1 gennaio 2007 la Romania è entrata nell’Unione Europea e, pertanto, esce dal cospetto degli stranieri.

“Il fenomeno della scelta del lavoro indipendente – commenta Enio Peverini, responsabile di Confartigianato Persone di Viterbo - da parte di sempre maggior numero di stranieri rappresenta un’interessante evoluzione del loro rapporto con le locali economie riceventi. Da una prima analisi, si rileva la prevalenza delle imprese individuali, perché, dal punto di vista della loro natura giuridica, sono di più semplice attuazione, nonostante le maggiori difficoltà burocratiche che gli stranieri riscontrano nella loro costituzione”.

I titolari di impresa “stranieri” nel viterbese sono passati da 585 nel 2003 a 816 nel 2007 (vedi anche tabella nr. 1 allegata). Ma oltre alla tipologia di “titolari d’impresa” vanno riscontrate altre figure di stranieri inseriti comunque nell’apparato societario (amministratori di società, consiglieri delegati, soci ecc.) che sono passati da 177 amministratori nel 2003 a 249 amministratori nel 2007 (vedi anche tabella nr. 2 allegata).

“Da tutto questo – continua Enio Peverini di Confartigianato Viterbo - emerge un discreto impatto dell’imprenditoria extracomunitaria sul tessuto socio–economico della nostra provincia e per diverse ragioni. La consistente risorsa economica che deriva ai cittadini stranieri contribuisce ad attenuare le note problematiche connesse con la loro presenza sul territorio ad ogni livello. Qualsiasi pur minimo reddito comporta, infatti, una sensibile riduzione del fenomeno di emarginazione sociale e di conseguenti devianze di natura criminale. Inoltre, il radicarsi di una sana cultura imprenditoriale tra gli stranieri contribuisce a disinnescare il fenomeno del lavoro sommerso. A questi principali positivi risvolti di natura sociale – commenta ancora Peverini - corrisponde l’incentivo a proporre collegamenti ed interscambi con le economie dei paesi di provenienza e, quindi, ad aprire sempre più la nostra provincia verso l’estero, con tutti gli intuibili benefici sociali, culturali ed economici per il viterbese. Con tutte le problematiche che solleva il fenomeno dell’immigrazione – continua il rappresentante di Confartigianato Persone Viterbo - si può affermare che la presenza degli stranieri così inquadrata nel mondo del lavoro autonomo finisce per costituire una risorsa umana, economica e culturale per il nostro territorio ed apporta un apprezzabile arricchimento ad un contesto sociale in continua, seppur lenta evoluzione”.


TABELLA NR. 2
TIPOLOGIA DI TITOLARI D’IMPRESA STRANIERI

§ nel 2003 - n° 177 amministratori – 113 soci – 42 altre cariche
§ nel 2004 – n° 210 amministratori – 112 soci – 32 altre cariche
§ nel 2005 – n° 238 amministratori – 128 soci – 21 altre cariche
§ nel 2006 – n° 257 amministratori – 132 soci – 26 altre cariche
§ nel 2007 – n° 249 amministratori – 114 soci – 22 altre cariche

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