La comunità romena di Viterbo si incontra e si racconta attraverso storie quotidiane, punti di vista, fatti di cronaca, appuntamenti e novità, per non dimenticare le radici e per vivere meglio la distanza da casa.
Informazioni utili per i romeni che vivono a Viterbo e per tutti i viterbesi e gli stranieri della Provincia, per conoscere le opportunità che la realtà circostante offre e sentirsi partecipi alla vita della città.

Bun gasit pe site!

Benvenuto!

lunedì 14 settembre 2009

Settembre nella verde Tuscia


11 set
Di Nicoletta Speltra

Tuscia era la denominazione attribuita all’Etruria dopo la fine del dominio etrusco. Il nome indicava in origine un territorio assai vasto diviso, per le diverse vicissitudini storiche in tre macroaree: la “Tuscia romana“, corrispondente al Lazio settentrionale, corrisponde oggi alla provincia di Roma nord fino al Lago di Bracciano; la “Tuscia ducale“, che includeva i territori del Lazio soggetti al Ducato di Spoleto; la “Tuscia longobarda“, corrispondente grossomodo all’attuale Toscana. Oggi è la provincia di Viterbo ad essere identificata con nome di Tuscia o “Tuscia viterbese”.
E’ questo un territorio ricco di verde e di tradizioni antiche. E anche molto ricco di frutti della natura. Per averne la prova basta una semplice passeggiata nei boschi.
L’integrità di alcuni ambienti è dimostrata dalla presenza di piante indicatrici dello stato di “salute” della terra. Nelle numerose aree boscate è possibile trovare infatti numerose essenze che denotano la naturalità dei luoghi: tra queste, le gustose fragoline di bosco (Fragaria vesca) e diverse specie di funghi.
Il sottobosco, infatti, è particolarmente ricco di ottimi funghi: tra di essi diverse specie di boleti, tra cui gli squisiti Boletus edulis ed aureus (i porcini), i galletti (Cantharellus cibarius), l’Ovolo buono (Amanita caesarea).
In alcune zone, soprattutto nei querceti, si pratica la raccolta dei tartufi in aree appositamente dedicate e riservate ai residenti.
Va ricordato infatti che la raccolta dei funghi e dei tartufi è riservata ai possessori di appositi tesserini rilasciati al termine di un corso di formazione. Va osservato inoltre il divieto di usare uncini e rastrelli per la ricerca dei funghi, nonchè l’obbligo di trasportare quelli raccolti in ceste di vimini e non in buste o contenitori di plastica al fine di facilitare la disseminazione delle spore.
Tra gli altri prodotti del sottobosco sono presenti anche gli asparagi (Asparagus acutifolia e A. tenuifolia), le more di rovo (Rubus sp.), ideali per marmellate e dolci o per aromatizzare liquori. Molti sono poi i frutti selvatici poco conosciuti come quelli i del corniolo o crognolo (Cornus mas), rossi, aspri e dissetanti; le tenere ciliege di mare o corbezzoli (Arbutus unedo), arbusto tipico della vegetazione mediterranea o la nespola selvatica,(Mespilus germanica), dal caratteristico sapore di mela cotta.
Tra le aree più belle della Tuscia va ricordata la Riserva naturale regionale Casoli di Bomarzo. Istituita nel 1999, si estende attualmente per 285 ettari compresi interamente nel comune di Bomarzo. E’ però previsto l’ampliamento ad oltre 700 ettari. Il paesaggio di quest’area protetta, fortemente influenzato dalle caratteristiche geologiche della zona, si presenta come un’alternanza di aree boscate, pianori un tempo tenuti a pascolo, aree destinati a coltivazioni e valli più o meno profonde. Ma oltre all’aspetto naturalistico l’intera zona riveste una notevole valenza dal punto di vista storico-archeologico.
Tra le numerose famiglie nobili che si contesero il possesso del territorio di Bomarzo, la Orsini è quella sicuramente più nota e che ha lasciato ricordi indelebili. A un suo esponente, Pier Francesco, detto “Vicino”, signore di Bomarzo e Penne in Teverina (1512?-1583), uomo colto, amante dell’arte e dell’esoterismo che, si deve la riorganizzazione dell’antico abitato e la costruzione del “Sacro Bosco” alle sue pendici. Oggi chiamato impropriamente Parco dei Mostri, era in realtà un giardino delle delizie, ricco di opere d’arte innovative ed originali, perfettamente integrate tra le architetture verdi di un giardino all’italiana. Si tratta di statue gigantesche, animali esotici, improbabili costruzioni in pendenza, sculture talora ricavate in enormi massi di roccia vulcanica, modellati e scolpiti secondo la fantasia del committente.

Fonte: Goolliver.

Nessun commento:

Posta un commento