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lunedì 23 marzo 2009

CRO - Sicurezza, Eures: nel Lazio il 45% si sente meno sicuro


Roma, 19 mar (Velino) - Cresce la percezione dell’insicurezza nel Lazio, soprattutto a Roma e nei grandi comuni. Percezione che è strettamente correlata alle dimensioni demografiche delle comunità interpellate e all’integrazione sociale del campione stesso. Criminalità diffusa e stranieri sono i due volti della paura, nella Capitale, in particolare è “effetto Caffarella”, ma la soluzione prevalente è solo una: certezza della pena. È quanto emerge da un rapporto dell’Eures, realizzato su un campione di 2005 cittadini rappresentativi della popolazione regionale. Il 45 per cento degli interpellati si sente più insicuro rispetto all’anno precedente ( ma la percentuale sale al 50,1 per cento nella provincia di Roma). Soltanto il 4,5 per cento si sente più sicuro, mentre per il restante 50,5 per cento non si sarebbero cambiamenti significativi.

L’incidenza del fenomeno si avverte maggioramente sulle cosiddette fasce deboli, con indicazioni che raggiungono il 50,3 per cento tra le donne (a fronte del 39,2 per cento tra gli uomini) ed il 52 per cento tra gli over 65. La percezione della sicurezza è correlata alla dimensione demografica dei comuni di residenza, con una crescita più bassa nelle comunità fin o a 15mila abitanti, dove appena il 34,1 per cento si sente più insicuro, a fronte del 3,4 per cento che si sente più sicuro e il 62,4 per cento “ugualmente sicuro”. Se si passa, invece, a comuni tra i 15 e i 50 mila abitanti, una maggiore insicurezza viene percepita dal 40,5 per cento, per salire ulteriormente al 47,1 per cento nei comuni fino a 250mila abitanti. A Roma, si legge nel rapporto, l’insicurezza sale al 51,2 per cento.

Più in generale, secondo i dati dell’Eures, si sente sicuro nel proprio comune/quartiere poco più della metà degli intervistati (il 58,7 per cento, di cui soltanto il 6,3 per cento “molto sicuro” e il 52,3 per cento “abbastanza”), mentre oltre 4 cittadini su 10 (il 41,3 per cento) esprimono la percezione opposta (il 36,7 per cento si sente “poco sicuro” e il 4,6 per cento “per niente”). Più sicure risultano le province di Rieti e Latina (con appena il 17,5 per cento e il 17,7 per cento di intervistati “insicuri”), seguite da Frosinone (31,3 per cento di “insicuri”) e Viterbo (39,9 per cento), mentre il valore più negativo si conferma quello di Roma (dove si sente insicuro il 47 per cento dei cittadini, raggiungendo il 50,1 per cento nella sola Capitale). L’insicurezza percepita si correla inoltre alla qualità dell’integrazione sociale del campione e al livello di scolarizzazione, con una più alta percezione di sicurezza tra i laureati (il 67,7 per cento si sente “molto” o “abbastanza sicuro”), e una inferiore tra i diplomati (56,4 per cento) e nel campione con la scolarità più bassa (54,5 per cento).

Sono la criminalità diffusa e gli stranieri, i due volti della paura, secondo quanto riferisce il rapporto Eures. “Effetto Caffarella” nel comune di Roma, ad esempio, e a Latina è allarme criminalità organizzata - Sono i reati di criminalità diffusa, (con il 46,6 per cento delle citazioni), e quelli compiuti dagli stranieri (36,2 per cento) i due fenomeni criminali più in aumento secondo la percezione del campione intervistato; seguono i reati legati al traffico di stupefacenti (27,4 per cento), le violenze sessuali (21,2 per cento) ed i reati commessi dai minori (21 per cento). Inferiori le citazioni per la criminalità organizzata (11,8 per cento, che salgono al 35,4 nel campione della provincia di Latina), la criminalità violenta (10,9 per cento) e la corruzione (8,2 per cento), aumentata più della prostituzione e delle truffe (entrambe con il 7,7 per cento).

La criminalità diffusa è percepita in crescita soprattutto dal campione della provincia di Frosinone (53 per cento delle indicazioni), di Roma (52,2 per cento) e di Rieti (44,5 per cento), mentre per il comune di Roma si può parlare di un “effetto Caffarella”, risultando particolarmente diffusa sia la percezione dell’aumento dei reati compiuti da stranieri (45,8 per cento) sia delle violenze sessuali (31,8 per cento delle citazioni, con scarti di circa 20 punti percentuali sui comuni di dimensioni inferiori); le violenze sessuali raccolgono inoltre maggiori citazioni tra le donne (25,1 per cento contro il 16,8 per cento tra gli uomini) e tra i giovani della fascia 18-34 anni (26,3 per cento, con valori decrescenti nelle fasce di età successive).

Secondo il campione intervistato l’aumento della percezione di insicurezza nell’opinione pubblica deriva soltanto in parte dall’effettivo aumento dei reati (51,6 per cento delle indicazioni), mentre un peso significativo è attribuito alla perdita di coesione e solidarietà nelle famiglie e nella società (20,1 per cento), all’atteggiamento allarmistico dei media (14,4 per cento) e alle strumentalizzazioni del mondo politico (13,9 per cento), fattori che, complessivamente, “spiegano” il fenomeno per quasi la metà del campione. Sono i laureati ad attribuire meno degli altri l’aumento di insicurezza all’effettivo incremento dei reati (46,4 per cento), riconoscendo più responsabilità ai media (16,8 per cento) e alle strumentalizzazioni dei politici (16,7 per cento). Analogamente gli uomini attribuiscono all’allarmismo dei media (15,6 per cento contro il 13,3 delle donne) e alle strumentalizzazioni dei politici (14,2 per cento contro il 13,7) maggiore peso nella genesi dell’insicurezza, mentre gli anziani e le donne citano più frequentemente la perdita di solidarietà e di coesione sociale (rispettivamente 25,2 per cento e 20,8 per cento).

La soluzione? Per tutti è la certezza della pena. Nell’esprimersi su quali iniziative siano necessarie per aumentare la sicurezza dei cittadini il campione chiede diffusamente la certezza della pena (62 per cento), seguita dalla richiesta di una maggiore presenza delle Forze di Polizia sul territorio (44,1 per cento), ampiamente più auspicata di un maggiore impiego dei Militari (17,7 per cento); nella graduatoria emersa (erano possibili 3 risposte) numerose citazioni chiedono regole e controlli più rigidi sull’ingresso degli stranieri (36,2 per cento), mentre più contenute sono le richieste di riqualificazione urbana e delle periferie (29,1 per cento) e quelle relative a maggiori investimenti da destinare all’integrazione delle fasce marginali (17,3 per cento). Anche l’aumento della videosorveglianza riceve numerosi consensi (25 per cento), mentre minore efficacia sembra attribuita alla ipotesi di realizzare una banca dati del dna (11,4 per cento) e, soprattutto, alla liberalizzazione delle armi da fuoco (3,9 per cento).

(Mara Rigola) 19 mar 2009

Fonte: Il Velino.

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