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domenica 5 luglio 2009

La Maremma il fiore all'occhiello del turismo culturale nella Tuscia


02/07/2009
Nella foto: ALESSANDRO MAZZOLI

(OnTuscia) – VITERBO – (md) Maremma, fiore all’occhiello del turismo culturale nella Tuscia. L’area che, in assoluto, attrae il maggior numero di visitatori della provincia (ben 337.779 presenze dal 2006 al 2008), grazie soprattutto al richiamo delle Necropoli etrusche di Tarquinia, da ormai cinque anni dichiarate Patrimonio mondiale dell’umanità. Gli amanti delle necropoli, peraltro, rappresentano una parte considerevole del milione e mezzo circa di turisti che negli ultimi tre anni hanno scelto la provincia di Viterbo come meta preferita per i loro soggiorni, anche e soprattutto a scopo culturale. Agli opposti, invece, si trova l’area della Valle del Mignone, la meno visitata in assoluto.

Le presenze turistiche nella Tuscia sono aumentate nel 2007 rispetto al 2006 (553.657 contro 438.329) e scese leggermente nel 2008 (492.755), forse anche a causa dell’attuale crisi economica. Numeri indicativi, che testimoniano la rilevanza dei luoghi della cultura viterbesi per lo sviluppo del settore turistico. Un peso specifico che è evidenziato nello studio intitolato “Beni culturali e presenze turistiche nella Tuscia”, elaborato dalla dott.ssa Valentina Berneschi in collaborazione con l’Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Viterbo. L’obiettivo dell’indagine che si riferisce al periodo 2006-2008 è di confrontare le presenze turistiche complessive e i visitatori dei luoghi della cultura del Viterbese, al fine di accertare l’incidenza economica del patrimonio archeologico, storico-artistico e antropologico nella realtà locale.

Lo studio è stato presentato mercoledì presso la sala “Donna Olimpia” del Palazzo Doria Pamphilj di San Martino al Cimino alla presenza del presidente della Provincia, Alessandro Mazzoli, dell’assessore regionale alla Cultura, Giulia Rodano, del direttore dell’APT, Marco Faregna e di Emilio Cabasino, docente di Economia della Cultura all’Università degli Studi della Tuscia. L’analisi è stata condotta suddividendo la provincia di Viterbo in aree aventi, ciascuna delle quali, caratteristiche storiche, geografiche e culturali proprie: Viterbo città, l’area Lacuale del lago di Bolsena, l’area Maremma, l’area della Valle del Mignone, l’area della Valle del Treja e della Via Amerina, l’area Cimini e l’area Teverina. Osservata anche l’incidenza dei turisti stranieri nella Tuscia (primi i tedeschi seguiti dai croati), che vede 439.988 presenze complessive negli ultimi tre anni con un trend, però, in progressivo calo dal 2006 al 2008.

A Viterbo, in particolare, i luoghi di cultura come il Palazzo Papale, il quartiere medievale di San Pellegrino, ma anche i musei e le aree archeologiche sono stati visitati da 87.297 turisti nel 2006, saliti a 94.796 nell’anno successivo. E se nel capoluogo il maggior numero di visitatori è concentrato, ovviamente, nel periodo delle festività di Santa Rosa e, per chi non lo sapesse, durante i mesi della stagione teatrale dell’Unione, l’evento più importante della Tuscia, quello che richiama il maggior numero di turisti, anche dall’estero, rimane il Festival Barocco. “Il lavoro - termina la dott.ssa Berneschi -, ha evidenziato come la Tuscia abbia buone potenzialità attrattive per favorire un progetto di promozione economica. Tuttavia, da quanto rilevato, oltre ai punti di forza su cui la provincia dovrebbe far leva, emergono anche diverse carenze da dover colmare. Come, ad esempio, una più assidua valorizzazione delle opere d’arte e, al tempo stesso, una migliore manutenzione e conservazione dei siti di carattere storico-archeologico, che risultano, in alcuni casi, chiusi o con pochissimi visitatori”.

“A differenza di altri prodotti – spiega il direttore dell’Apt, Marco Faregna – il turismo, per la pluralità dei soggetti coinvolti, somiglia molto a un’orchestra composta di tanti solisti. Se non raccordato da una cabina di regia ben affiatata il marketing turistico, anziché produrre effetti positivi, brucia risorse umane e finanziarie. Il coordinamento delle azioni di soggetti pubblici e privati non è un optional cui si può rinunciare, ma una condizione sine qua non”.

“Intendiamo creare un’opportunità per riunire i vari soggetti protagonisti nell’ambito turistico della provincia di Viterbo per un approfondimento sui dati emersi dallo studio e per l’ individuazione di iniziative concordate ed efficaci’’ - dichiara il presidente della Provincia, Alessandro Mazzoli”.

“Per quanto riguarda l’incidenza economica del patrimonio archeologico viterbese - afferma Emilio Cabasino, docente di Economia della cultura all’università della Tuscia, bisogna ragionare più sull’offerta culturale come concetto fondamentale, che sul turismo inteso come finalità economica”.

Fonte: OnTuscia.

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