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mercoledì 8 luglio 2009

Centro di ricerca per la pace di Viterbo: intervenga Napolitano

UN ATTO EVERSIVO DEL DIRITTO, UNA BESTEMMIA A DIO.
PACCHETTO SICUREZZA, ATTO FINALE

35098. ROMA-ADISTA. Durissimo il giudizio di mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti, poche ore dopo l’approvazione definitiva, da parte del Senato (2/7) - con 157 favorevoli, 124 contrari e 3 astenuti - del ddl sicurezza, che ora diventa legge dello Stato. “Anche se si aspettava questa approvazione - ha affermato l’arcivescovo - non posso non essere triste e dispiaciuto. Sono preoccupato per la prospettiva che ci si apre dinanzi e che a mio avviso porterà molti dolori e difficoltà per persone che, già per il fatto di essere irregolari, si trovano in una situazione di precarietà”. “La criminalizzazione dei migranti - ha aggiunto mons. Marchetto - è per me il peccato originale dietro al quale va tutto il resto”. Parole nette, dalle quali il Vaticano ha scelto (e non è la prima volta, v. Adista n. 25/09) di prendere le distanze: “Non consta che ci siano state critiche che si debbano qualificare come critiche dal Vaticano”, ha dichiarato (3/7) il direttore della sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. questa mattina, era intervenuto il quotidiano della Cei che non aveva espresso entusiasmo ma nemmeno una bocciatura per il disegno di legge (“senza infamia e senza lode”). Anche l’Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana sceglie di lasciare da solo Marchetto nel perseguire una linea di dura condanna del provvedimento. “Alla richiesta di maggiore sicurezza che emerge dal Paese - si legge in un editoriale (3/7) firmato da Piero Chienellato -, la risposta fornita dalla maggioranza parlamentare si declina attraverso un ventaglio di misure dal valore e dal peso assai diversificato” che “rende impossibile una valutazione univoca”. Nessuno sdegno. Nessuna bocciatura in toto. Qualche dubbio o perplessità.

Cnca: più illegalità, collasso delle carceri

Secondo Lucio Babolin, presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), “il ddl sicurezza avrà una sola conseguenza: rendere la vita ancora più difficile a centinaia di migliaia di persone immigrate che sono una ricchezza imprescindibile per il nostro Paese”.
“Saranno, di fatto, violati i diritti dei minori. Le strutture giudiziarie e gli istituti di pena si avvieranno rapidamente al collasso. L’illegalità favorirà arbitrii e offerte di servizi di ogni genere, fuori da ogni controllo. Tutto questo senza che sia in alcun modo risolto il problema della presenza irregolare di immigrati sul territorio nazionale. In sovrappiù si decide una bella schedatura delle persone senza dimora, forse perché troppo poveri e, dunque, pericolosi”. “Si tratta di una politica immorale e profondamente sbagliata”, ha concluso il presidente del Cnca, “che colpisce le persone invece di favorire l'integrazione. Si passa ogni limite pur di arraffare voti. Ci auguriamo che vengano al più presto sanciti gli evidenti profili di incostituzionalità di diverse parti della legge, in modo che siano almeno soppresse le norme più gravi e insensate”.

Arci: finita l’uguaglianza di fronte alla legge

Anche l'Arci si è opposta con forza al Pacchetto Sicurezza e dopo la sua approvazione ha lanciato la campagna di disobbedienza civile “Porte Aperte”. “A partire da oggi - ha dichiarato il responsabile immigrazione dell'Arci, Filippo Miraglia - in Italia cittadini che vivono nello stesso Paese non saranno più tutti uguali di fronte alla legge né godranno delle stesse garanzie. La maggioranza modifica di fatto la Costituzione negando l'art. 3 e la pari dignità a cui ogni cittadino senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, avrebbe diritto”. Miraglia ha altresì annunciato che l'Arci darà ospitalità nei propri circoli ai migranti, aprendo le porte a quelli regolari e agli irregolari, “proprio come dopo il 1938 fecero molti 'giusti' sottraendo gli ebrei alle leggi razziali”.

Acli: governo sordo e irresponsabile

L’esecutivo è andato avanti “nonostante i ripetuti appelli alla ragionevolezza promossi in questi mesi dalle organizzazioni sociali e dal mondo ecclesiale”: questo il commento del presidente delle Acli Andrea Olivero: il Pacchetto Sicurezza interviene “nella sfera dei diritti fondamentali e della dignità umana: il matrimonio, la salute, la scuola”. “Il governo dovrà assumersi la responsabilità per aver voluto favorire, nei fatti e nelle intenzioni, un clima pericoloso di paura e di sospetto che alimenterà la clandestinità anziché combatterla, renderà gli immigrati irregolari ancora più invisibili, soprattutto sui posti di lavoro, provocherà forti limitazioni nell'esercizio dei diritti fondamentali, complicando la vita degli stessi immigrati regolarmente residenti”. Inoltre, ricordano le Acli, resta irrisolta la questione delle 'badanti' irregolari e delle decine di migliaia di famiglie che le ospitano, avendo fatto richiesta di assunzione con il decreto flussi senza aver ricevuto ancora risposta.

Libera: crudeltà, non sicurezza

“Non sicurezza, crudeltà”, è stato il commento (2/7) di don Luigi Ciotti, presidente di Libera. “È doloroso constatare come questa legge ci faccia scivolare indietro, ai tempi della discriminazione razziale, negando i valori della Carta universale dei diritti umani, della nostra Costituzione, della Convenzione di Ginevra sui rifugiati. Baluardi contro il ritorno della barbarie e della guerra, antidoti perché legge sia tutela del bene comune a partire dai più deboli, non legge del più forte. Sono vittime della povertà, gli immigrati. Ma la povertà più grande, oggi, è la nostra. Povertà di coraggio, di senso, di umanità, di capacità di scommettere sugli altri, di costruire insieme a loro”.

Pax Christi: uno sfregio al diritto ed al Vangelo

“Un'offesa alla famiglia umana; un atto eversivo della Costituzione italiana; una bestemmia contraria al Vangelo di Cristo”: così Pax Christi, in un comunicato del 3 luglio, bolla l’approvazione del Pacchetto Sicurezza. “Come cittadini italiani - scrive il movimento cattolico - riteniamo che il provvedimento varato oggi al Senato sia un vero e proprio ‘atto eversivo’ verso la civiltà del diritto”. “Come credenti nel Dio che tutti ama e nel Vangelo di Cristo ‘nostra pace’ pensiamo che per i cristiani nessuno sia straniero e, soprattutto, che nessuno straniero sia di per sé un delinquente”. “Una bestemmia civile e cristiana così grande deve essere respinta da un'insurrezione nonviolenta. Rinnoviamo l'appello al presidente della Repubblica, cui il 2 giugno scorso abbiamo mandato una lettera da Monte Sole, terra della Resistenza e di Dossetti, ad operare con urgente fermezza per respingere la deriva autoritaria e totalitaria basata sulla logica dello straniero‑nemico che nasconde i veri pericoli della criminalità organizzata, della corruzione economica e politica, del degrado etico e che alimenta la paura, eccita gli animi al peggio, diffonde modelli di violenza e prepara mali più grandi”.

Centro di ricerca per la pace: intervenga Napolitano

Al Presidente della Repubblica si appella anche il “Centro di ricerca per la pace” di Viterbo, invitando tutti i cittadini a scrivere a Napolitano. “Il colpo di stato razzista compiuto dal governo Berlusconi con la complicità di una asservita maggioranza parlamentare può e deve essere respinto”, si legge in un appello diffuso dall’associazione. “È nei poteri del Presidente della Repubblica rifiutare di avallare l’introduzione nel corpus legislativo di misure palesemente in contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, palesemente criminale e criminogene, palesemente razziste ed incompatibili con l’ordinamento giuridico della Repubblica. Al presidente della Repubblica”, conclude l’appello, ci rivolgiamo affinché “non ratifichi un deliberato illegale ed eversivo che viola i fondamenti stessi dello Stato di diritto”.

Giuristi democratici: incostituzionale

Alla luce delle stesse motivazioni lo scorso 25 giugno, ad una settimana dalla discussione in Senato del ‘Pacchetto Sicurezza’, un gruppo di giuristi – tra cui figurano Luigi Ferrajoli, Valerio Onida, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky –, si era appellato al parlamento per chiedere la revisione del decreto. Ma, come tutti gli appelli succedutisi in questi mesi in merito, anche questo è caduto nel vuoto. “Riteniamo necessario – scrivevano – richiamare l'attenzione della discussione pubblica sulla norma che punisce a titolo di reato l'ingresso e il soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato, una norma che, a nostro avviso, oltre ad esasperare la preoccupante tendenza all'uso simbolico della sanzione penale, criminalizza mere condizioni personali e presenta molteplici profili di illegittimità costituzionale”. La norma infatti, secondo il gruppo di giuristi (tra cui anche due ex presidenti della Corte Costituzionale, è innanzitutto priva di “fondamento giustificativo”: in primo luogo perché “la sua sfera applicativa è destinata a sovrapporsi integralmente a quella dell'espulsione quale misura amministrativa” e in secondo luogo perché nessun fondamento giustificativo può essere individuato sulla base di una presunta pericolosità sociale della condizione del migrante irregolare. “La Corte Costituzionale (sent. 78 del 2007) – ricordano infatti – ha già escluso che la condizione di mera irregolarità dello straniero sia sintomatica di una pericolosità sociale dello stesso”. “La relativa incriminazione, pertanto, assume un connotato discriminatorio contrastante non solo con il principio di eguaglianza, ma con la fondamentale garanzia costituzionale in materia penale, in base alla quale si può essere puniti solo per fatti materiali”.

Fonte: Adista.

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