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giovedì 29 aprile 2010

Razzismo e xenofobia. Immigrazione: stop alla politica dell’odio

I fatti tragici e violenti di Rosarno e quelli recentissimi di Milano, che hanno visto gruppi di cittadini stranieri protagonisti di atti di violenza, ci riportano alla mente le immagini delle rivolte del 2005 nei quartieri ghetto di alcune città francesi.

Le forze della destra e del centro destra, che dal 2001 hanno governato l’Italia per sette anni, hanno raccontato ai cittadini italiani la favola della tolleranza zero quale miracoloso medicamento per esorcizzare i grandi mutamenti sociali e culturali che il nostro Paese sta attraversando.
La parola sicurezza è divenuta il passepartout per giustificare politiche che hanno preferito criminalizzare e creare sospetto ed odio nei confronti dello straniero, alla ricerca di un consenso elettorale basato su fondamenta marce.

In questo periodo si è scelto cinicamente di ingannare i cittadini italiani invece di progettare e realizzare una società accogliente ed equilibrata, che non nasconda a se stessa le criticità ma le affronti con spirito aperto e positivo.

Da parte loro le forze di centrosinistra hanno colpevolmente subito questa impostazione, rendendosi in molti casi complici di una deriva con connotati xenofobi e razzisti.

Rimanere inerti mugugnando è stata spesso la linea politica adottata a livello nazionale dal centro sinistra, nella errata convinzione che così facendo non si sarebbe perso consenso.

Ma come vanno le cose nel Lazio ?
I dati statistici disponibili ci dicono che nella nostra Regione gli stranieri sono circa 450.000. In provincia di Roma ne risiedono circa 366.000, a Latina 31.000, a Viterbo 24.000, a Frosinone 19.000, a Rieti 10.000. Circa il 53%, in media, sono donne. La maggior parte di queste donne sono impegnate in lavori di cura, nelle case degli italiani.
Nelle scuole di ogni ordine e grado del Lazio gli studenti stranieri sono circa 62.000, pari al 7,5% di tutta la popolazione studentesca regionale (circa 821.000 alunni).Il Lazio viene superato per numero di studenti stranieri solo da Lombardia ( circa 152.000), Veneto (circa 78.000) ed Emilia Romagna (circa 73.000).

Il Lazio è al terzo posto per iscrizioni alle scuole superiori di II grado, con circa 14.500 iscritti stranieri, superata solo dalla Lombardia (28.300) e dall’Emilia Romagna (16.800).

La Regione Lazio rimane indietro, invece, nei cicli della scuola dell’infanzia (al quinto posto con circa 11.500 iscritti stranieri) e nella scuola primaria (al quinto posto con circa 22.000). Dati che sono sintomo della necessità di un maggior impegno nelle politiche di sostegno alle famiglie con reddito più basso e di promozione del diritto allo studio dei bambini più piccoli.

A questo proposito va rilevato inoltre che si tratta di alunni “stranieri” per modo di dire, perché il 37% di essi sono nati in Italia e si sentono del tutto italiani. Tra gli iscritti alla scuola dell’infanzia addirittura il 70% dei bambini con cittadinanza straniera sono nati in Italia. Siamo quindi in presenza di italiani al 100% ai quali la legislazione attuale nega un riconoscimento di cittadinanza non solo giusto e dovuto ma anche assolutamente opportuno, per l’armonia della società nella quale tutti viviamo.

Nel mondo del lavoro gli stranieri nel Lazio sono poco meno del 10% degli occupati totali.

Tra gli imprenditori laziali gli stranieri sono quasi l’11%.
Per quanto riguarda gli aiuti allo sviluppo dei paesi di origine, si può senz’altro dire che gli unici che se ne occupano seriamente sono gli stranieri stessi.

Infatti nel 2008, dalla sola provincia di Roma sono partiti 1,7 miliardi di euro di rimesse di denaro, circa un quarto dei complessivi 6,7 miliardi di euro inviati dagli immigrati verso i paesi di origine.

Infine, per completare un quadro sommario della realtà nella quale viviamo, va detto che secondo stime di Unioncamere ben il 9,5 % del Prodotto Interno Lordo è prodotto dagli immigrati, i quali, a livello nazionale, pagano, di tasca loro, 2,4 miliardi di contributi previdenziali e 3,2 miliardi di tasse.

Questo pochi elementi oggettivi fanno giustizia di qualsiasi luogo comune che voglia presentare gli stranieri in Italia e nel Lazio come criminali che sottraggono risorse e insidiano una terra felice.

Ma il pericolo “banlieu” alla francese non è affatto esorcizzato, se la politica non deciderà una buona volta di uscire dalla demagogia ed entrare nel mondo vero.

La Regione Lazio, ha bisogno di concentrarsi su alcuni temi prioritari che sono alla base di un processo di integrazione efficace ed armonica.
In particolare occorrerà concentrarsi sull’ insegnamento della lingua italiana, sulla formazione professionale, sul sostegno alle madri in difficoltà ed ai minori più vulnerabili, sulla protezione alloggiativa, sulla partecipazione attiva delle organizzazioni dei migranti all’elaborazione delle politiche di integrazione.

Il tutto dovrà essere attuato sulla base di un programma operativo privo di velleità ideologiche, immune da vecchi clientelismi ed attento alle ricadute reali sulla società laziale.

La società multietnica è già quella nella quale stiamo vivendo.
Il nostro compito è di renderla vivibile per tutti.

Fonte: Il Blog di Angelo Masetti

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