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venerdì 17 ottobre 2008

Arci solidarietà contro il decreto sulla scuola

Viterbo - 17 ottobre 2008
Classi ponte? No, grazie

Riceviamo e pubblichiamo - Arci Solidarietà Viterbo, associazione che da anni lavora con i migranti e che si occupa della gestione di progetti del Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, istituito dal Ministero dell’Interno e affidato ad alcuni comuni della provincia di Viterbo, esprime forte preoccupazione riguardo il testo approvato il 14 ottobre dalla Camera dei Deputati concernente nuove norme sull’inserimento a scuola dei bambini immigrati.
Il documento, presentato dalla Lega, prevede, tra le altre cose, che i bambini non possano essere inseriti a scuola oltre il 31 dicembre e che il loro ingresso è subordinato al “superamento di test e specifiche prove di valutazione”; qualora non si superassero questi test, è prevista l’istituzione di “classi di inserimento”, che, a detta dei firmatari, dovrebbe favorire l’apprendimento della lingua italiana. Questa è l’ennesima dimostrazione di una politica di governo che punta all’esclusione socio-culturale degli immigrati e che è mossa da incapacità e chiusura mentale.
Innanzitutto, sul termine ultimo per le iscrizioni scolastiche posto al 31 dicembre, le domande da porre ai nostri governanti sono queste: tutti gli altri bambini che arrivano dopo quella data che faranno, si impedisce loro di esercitare un diritto sancito all’art. 34 della Costituzione? Inoltre, ci chiediamo: chi riuscirà a superare i famosi test, considerate le famiglie che sono appena arrivate in Italia o che sono qui da poco tempo e che quindi non hanno ancora imparato l’italiano?
Il risultato sarà, ovviamente, la creazione di classi di soli immigrati, che creeranno cosi una barriera netta tra bambini che parlano l’italiano e coloro che non lo fanno, tra chi è italiano e chi non lo è. In tal modo si fa finta di non capire che, soprattutto per i bambini, la socializzazione è il modo migliore per imparare, sia la lingua, sia la cultura degli “altri”. Ci chiediamo, quindi, se non sarebbe stato meglio aumentare servizi quali, per esempio, le ludoteche, le ore di sostegno e di lingua italiana (già tenute dalle maestre appositamente per i “piccoli” immigrati), elementi volti a favorire l’inserimento dell’alunno nella scuola e nella società, visto che è proprio nella scuola che si attua il primo momento di accoglienza e di incontro
Inoltre, in tal modo si sarebbero potute limare le difficoltà e il gap dei bambini - già sottoposti, insieme con le loro famiglie, a dura prova visto il cambio radicale della loro vita - e si sarebbe senz’altro contribuito ad eliminare le barriere e i pregiudizi di una Italia piccola e impaurita e che guarda sempre meno lontano.
Ma, forse, la risposta è molto semplice, e cioè che chiunque sa riempirsi la bocca di belle parole, quali integrazione e multiculturalità, ma che pochi, non solo non vogliono davvero passare dalle parole ai fatti, ma soprattutto non credono che un’Italia multietnica possa realmente farci crescere.
Il discorso diventa più comprensibile se contestualizzato nel programma politico di una destra sempre più reazionaria e nostalgica, che vorrebbe istituire per gli immigrati, permessi di soggiorno a punti (idea anch’essa lanciata, guarda caso, dalla Lega), concessi facilmente solo a chi già conosce l’italiano (considerazione, peraltro, anch’essa fuori dalla realtà).
Tutto ciò contribuisce solo ad alimentare il clima di razzismo e xenofobia, ormai già dilagante nel nostro Paese, che è sotto gli occhi di tutti in maniera sempre più preoccupante, benchè qualcuno tenda volutamente a sottovalutare la situazione.
Arci solidarietà

Fonte: Tusciaweb.

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