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domenica 17 ottobre 2010

Tuscia patria dell'integrazione per comunitari

Notizie - Lazio nord
Viterbo
Tuscia patria dell'integrazione per comunitari e cingalesi «Non abbiamo avuto difficoltà a trovare lavoro e scuola»

Giancarlo Guerra
Sono le comunità straniere più numerose a Viterbo e provincia: quella romena e quella cingalese.

I primi, da alcuni anni cittadini comunitari, sono i più numerosi e meglio organizzati anche per il fatto di condividere con gli italiani, oltre alla lingua neolatina, anche una buona fetta di storia romana. «Siamo fieri che nelle nostre vene scorra sangue romano» recita più o meno un brano del loro inno nazionale in riferimento alla conquista traianea della Tracia nel II sec. d.C. Insomma, Italia e Romania sono più vicine di quello che sembra. Tre le istituzioni «viterbesi» a sostegno dei nuovi arrivati l'associazione Italia - Romania «Ovidius» di Sorin Pavel, la Chiesa ortodossa romena, da un anno allestita all'interno dell'ex aula magna dell'Università della Tuscia in via S. Giovanni decollato e gestita da padre Vasile Bobita, e il Centro culturale romeno della fondazione Omnia, situato negli stessi locali, che a breve inaugurerà dei corsi universitari attraverso la collaborazione tra l'Ateneo viterbese e quello di Cluj-Napoca. Esiste poi un sito www.romeniaviterbo.com. «Sono arrivata in Italia 8 anni fa approfittando della legge Bossi - Fini - ci dice Varlan Sandica, 32enne moglie del sacerdote e in attesa del secondo figlio- e ho iniziato a lavorare come infermiera a Palidoro. Poi ho conosciuto Vasile e da un anno siamo a Viterbo. Qui mi trovo bene, tutto sembra funzionare. A differenza di altrove, non ho avuto difficoltà a trovare una scuola per mia figlia Anna Maria di quattro anni». «Vivo a Vallerano insieme a mia moglie Ana, mia figlia Aurora - ci confida Petru Aron Horciu 24 anni. Lavoro in un'azienda agricola mentre Ana, attualmente gestante, ha il diploma di scuola alberghiera preso alla Quercia. Sono rimasto colpito dalla fede che dimostrate per Santa Rosa. Anche noi a Iasi veneriamo una santa bambina, Parasceve, uccisa dal padre all'età di 17 anni; la sua festa, tra l'altro, ricorre proprio il 13 ottobre». Diversa la storia di Senadheera, 39 anni, sposato con due figli, arrivato in Italia dallo Sry Lanka nel 1999 attraverso un volo charter con scalo a Mosca. «Da 10 anni lavoro presso una nota azienda di distribuzione carburanti mentre mia moglie fa la badante. In passato ho giocato nella squadra di cricket di Viterbo e vado pazzo per la pasta al ragu». Anche per i cingalesi è la religione a fare da «collante». «Abbiamo un tempio buddista nei locali sotto il vecchio ospedale e tutte le domeniche, alle 11, ci incontriamo lì per assistere agli insegnamenti del nostro Sadu (maestro) che arriva da Roma».
08/10/2010
Fonte: Il Tempo

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