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venerdì 5 settembre 2008

Lazio: Scuola, 700mila di nuovo in classe


Tra il 15 e il 16 settembre sui banchi gli alunni del Lazio. Il dirigente scolastico regionale, Sanzo, rassicura su nomine e insegnanti di sostegno di Marta Rovagna
È pronta a suonare la prima campanella nel Lazio: dal 15 settembre (il 16 per le secondarie di secondo grado) apriranno infatti i cancelli le scuole della regione, che accoglieranno gli oltre 700mila studenti nelle provincie di Roma, Latina, Frosinone, Viterbo e Rieti. Gli alunni più numerosi a tornare sui banchi nell'anno scolastico 2008-2009 saranno quelli delle scuole secondarie di 2° grado (249.177), seguiti dagli studenti della scuola primaria (230.741) e dagli alunni della scuola primaria di primo grado (151.080). I piccoli che quest'anno inizieranno le scuole materne saranno invece 86.207.

Alla vigilia dello start sono ancora diversi i nodi da sciogliere sul tappeto: dal caos nomine per gli insegnanti al dibattito sul maestro unico nelle scuole elementari, decisione inserita in extremis nel decreto legge varato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri. Ottimista sulle nomine dei docenti è il dirigente scolastico regionale del Lazio, Raffaele Sanzo. «Le scuole della nostra regione riapriranno con tutti gli insegnanti in cattedra», annuncia, spiegando che «quest'anno saranno circa 80 mila, fra docenti curricolari e docenti di sostegno». In corso d'opera ci sono solo le nomine del personale ausiliario, tecnico e amministrativo, «che saranno completate – garantisce il dirigente scolastico regionale – entro il 15 settembre».

Sul maestro unico, che sarà inserito a partire dal prossimo anno per la prima classe della scuola primaria (in fase sperimentale nell'anno scolastico 2009-2010) Sanzo invece è cauto. «Sono molto prudente nel giudizio sul maestro unico – spiega – perché, anche se può sembrare una forte decurtazione del personale senza possibilità di replica, nel nuovo regolamento si tiene ampiamente conto delle esigenze delle scuole e dell'autonomia di ogni istituto». Quindi ogni scuola potrà regolarsi come meglio crede, soprattutto sul monte ore, che con la nuova normativa è sceso a 24 settimanali dalle attuali 27.

Il taglio delle ore, pensato per adeguarsi alla figura di un solo maestro per il ciclo delle elementari, è quindi sottoposto al giudizio dei genitori degli alunni, che potranno chiedere, qualora lo ritenessero necessario, un aumento del monte ore settimanale. «Anche se – ricorda Sanzo – le 24 a settimana sono in linea con gli orari delle altre scuole in Europa». Il dirigente scolastico regionale ammette che la normativa appena varata cerca di ottemperare alle esigenze di una maggiore sobrietà economica richiesta dal governo, «ma sono ottimista – continua – sulla capacità che avrà la scuola italiana di adattarsi alle nuove indicazioni, anche se da molti anni le elementari funzionano con uno schema modulare».

Per gli studenti con disabilità, poi, ottime le novità nel Lazio. «La nostra regione è virtuosa – spiega Sanzo – poiché abbiamo un rapporto alunni-docenti di sostegno molto alto, superiore a due. Quest'anno sono aumentate le nomine per questa categoria di insegnanti». Nulla da temere, quindi, per il taglio ai docenti che si verificherà in altre regioni italiane.

Capitolo più delicato, invece, quello relativo agli alunni stranieri presenti nel Lazio, che lo scorso anno scolastico erano 51.488, di cui 2.483 rom. Ed è proprio sulla questione dei rom che Sanzo spiega il suo punto di vista. «Sarebbe necessario – dichiara – che i ragazzi che provengono da campi nomadi siano distribuiti in tutte le scuole e non solo in alcuni plessi, ma purtroppo, essendo stanziati i campi solo in alcune zone, alcuni istituti risultano aggravati da una presenza massiccia di stranieri». Cosa che crea, secondo il dirigente scolastico regionale, «un ghetto “all'incontrario”: in una classe dove c'è una maggioranza di rom, a risultare emarginati alla fine sono i pochi italiani presenti». Ideale per Sanzo sarebbe invece che i rom e gli stranieri potessero essere inseriti in tutte le scuole, «in modo da creare ovunque – conclude il dirigente del ministero – una cultura dell'intercultura che nel nostro paese ancora manca».
5 settembre 2008

Fonte: Roma Sette.

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