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martedì 29 giugno 2010

Stati generali delle costruzioni nella Tuscia, l'occupazione cala del 13%

domenica 20 giugno 2010

VITERBO – “Stati generali delle costruzioni nella Tuscia”, la manifestazione di sabato si è concentrata in piazza del Comune, dove si sono ritrovati operai, impiegati, dirigenti, proprietari di aziende, uomini politici e organizzazioni sindacali.

Il corteo ha poi sfilato per via Roma con le bandiere variopinte e si è diretto al cinema Genio. Li sul palco sono saliti Bruna Rosseti, Angelo Biagini, Lorenzo Grani, Domenico Merlani, Stefano Signori, Francesco Palese, Fabio Turco, Massimo Guerrini e Ferindo Palombella. Il presidente della Camera di Commercio è stato il primo a prendere parola “Credo che quella di oggi sia una giornata memorabile per le imprese, per i lavoratori, per le associazioni di categoria e per le istituzioni tutte, che conferma la capacità di coesione sociale di questo territorio, soprattutto in momenti straordinari come quelli che stiamo vivendo, caratterizzati da una crisi che non accenna ad allentare la morsa.

Al di là, quindi, delle legittime posizioni ritrovarci qui per gli stati generali delle costruzioni nella Tuscia, così numerosi e rappresentativi, è già un grande risultato di cui dobbiamo essere orgogliosi in quanto solo dal confronto aperto, autentico e leale possiamo costruire un futuro diverso per la nostra terra. In termini temporali credo che questo evento rappresenti anche una prima risposta all'appello linciato dalla Camera di Commercio in occasione della Giornata dell'Economia, tenutasi un mese fa e in cui veniva sottolineata l'esigenza di puntare sull'aggregazione per fronteggiare la crisi e uscirne rafforzati

Sono contento che questo appello sia stato raccolto in primis dalle associazioni di categoria e dai sindacati, che si sono fatti promotori degli stati generali delle costruzioni nella Tuscia. Ma anche dalla folta partecipazione oggi di imprenditori, operai, artigiani, tecnici, impiegati, professionisti, sindaci e assessori e dai massimi rappresentanti istituzionali. Cerchiamo quindi di cogliere questo momento come un'opportunità, o meglio un tassello, a cui dovranno seguirne altri. Lasciatemelo dire: questa deve essere una giornata "per" e non "contro", perché così come avviene nella costruzione di una casa, la funzione di ogni pilastro è fondamentale per non mettere a rischio l'integrità dell'intera struttura.

Sono sotto gli occhi di tutti le luci e le ombre del passato ma oggi, e non domani né ieri, dobbiamo costruire il nostro futuro mettendo ciascuno i propri talenti, facendo ciascuno la propria parte. Appena un mese fa - ha proseguito Palombella - nel presentare il rapporto dell'economia della Tuscia viterbese del 2009 abbiamo parlato di imprese "in mezzo al guado" con un prodotto interno lordo provinciale sceso del 4%, una crescita del numero di imprese che sfiora lo zero, il 26,1% in meno di esportazioni, il tasso di disoccupazione dell'1,7%, fatturati inesorabilmente in ribasso e difficoltà di accesso al credito.

In quella stessa occasione avevamo evidenziato i timidi segnali di ripresa per alcuni comparti come quello industriale, ma anche le preoccupazioni per il settore delle costruzioni. Purtroppo tali previsioni non solo si sono confermate ma la manovra del Governo, indispensabile per mettere a posto i conti del Paese, rischia di rendere ancor più grave il quadro che ci si presenta. Per dare un'idea più chiara della rilevanza del settore delle costruzioni nella nostra provincia, secondo l'osservatorio economico provinciale della Tuscia viterbese sono 5.200 le imprese delle costruzioni, comprensive degli impiantisti; a queste si devono aggiungere altre 1.000 imprese industriali, del commercio e dei servizi dell'indotto, raggiungendo complessivamente il 16% circa del totale delle imprese della provincia. Ovviamente vanno considerati anche i circa 1.500 professionisti tra ingegneri, architetti e geometri che operano nell'ambito delle costruzioni. L'incidenza del valore aggiunto delle costruzioni corrisponde al 6,2% sulla ricchezza totale prodotta nel territorio, ma aggiungendo tutte le attività indotte si arriva all'8,5% per un totale di circa 600 milioni di euro.

Nel 2009 il calo di fatturato denunciato dalle imprese delle costruzioni è stato pari al 19%, al quale si aggiunge il -10% del 2008 e il -7% previsto nel 2010. Dal punto di vista occupazionale gli addetti alle costruzioni nel territorio provinciale rappresentano circa il 10% di tutti gli occupati della Tuscia. Anche in questo caso i numeri dell'indotto hanno un'importanza tutt'altro che secondaria, con circa 6.000 occupati in più (comprensivi del distretto di Civita Castellana), e quindi si arriva al 15% di tutti i lavoratori della Tuscia. Il 13% è il calo dell'occupazione che le imprese delle costruzioni della Tuscia hanno dichiarato per il 2009. Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate nell'edilizia provinciale nel 2009 sono state 465mila, +138% rispetto al 2008”. Palombella ha anche dato alcune indicazioni per quanto deve essere fatto per il breve, medio e lungo termine per la Tuscia. “Di fronte a questi dati, che ci danno il polso di una situazione assolutamente preoccupante, come Camera di Commercio abbiamo la responsabilità di indicare delle linee sulle azioni nel breve, medio e lungo termine che possano essere utili per il confronto di oggi. Per breve termine, mi riferisco alle risposte di cui le imprese delle costruzioni hanno bisogno nell'immediato.

A partire dall'accesso al credito, in molti casi linfa vitale indispensabile per far fronte alle spese correnti, o per compiere investimenti, o per congelare l'esposizione bancaria in una fase in cui le imprese sono penalizzate dalla carenza di liquidità, dalla riduzione delle commesse di lavoro e dallo stallo del mercato immobiliare. In tal senso l'annuncio di qualche giorno fa della proroga dei termini sulla moratoria dei debiti per altri sette mesi, oltre la scadenza del 30 giugno, offra alle imprese una boccata di ossigeno.

Anche se ritengo che la partita più importante sul credito si giochi con il sistema bancario a livello locale, dove è necessario andare oltre soluzioni preconfezionate, accogliendo le esigenze finanziarie specifiche delle singole imprese e dando il giusto merito alla storia di ogni azienda, ai progetti futuri e alla serietà finora dimostrata dagli imprenditori. A questo riguardo un'ottima sponda è offerta dai Confidi, cresciuti anche grazie al sostegno della Camera di Commercio, ai quali sempre più imprese si rivolgono per essere supportate nell'accesso ai finanziamenti. Sempre in ambito finanziario dobbiamo poter intervenire - e qui mi riferisco anche agli altri rappresentanti istituzionali - per snellire le procedure dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, che spesso allontanano le nostre imprese - per lo più di piccole e medie dimensioni - da qualsiasi bando per la realizzazione di opere pubbliche, visti talvolta come una iattura considerando che i pagamenti avvengono con tempi biblici.

Nel medio termine, ovvero nell'arco di un anno, è necessario uscire dalla fase di stallo ponendo alcune questioni: recupero dei centri storici, edilizia sociale, piano casa, rilancio dei piani urbanistici. Per il recupero dei centri storici posso dire, senza timore di essere smentito, che la nostra provincia si distingue per i suoi borghi medievali. Sessanta perle che in molti casi attendono solo di essere recuperati e valorizzati con adeguate opere di ristrutturazione, considerando che dal punto di vista immobiliare e turistico possono rappresentare un sicuro investimento, come evidenziato qualche tempo fa dal "Financial Times", ma come ci confermano le rilevazioni del nostro osservatorio immobiliare. I Comuni hanno competenze specifiche per dedicare aree all'edilizia sociale, offrendo l'opportunità a vaste categorie sociali di accedere all'acquisto della prima casa, seppur non si disponga di redditi particolarmente consistenti. La prima casa, quindi, come un diritto per tutti, ma anche un nuovo mercato per il settore delle costruzioni.

Sul piano casa c'erano grandi aspettative, ma nelle fasi attuative sono emersi i limiti di una normativa zeppa di adempimenti procedurali che vanificano gli effetti benefici del provvedimento. Anche su questo aspetto va fatta una messa a punto, affinché si possa più agilmente dar corso alle ristrutturazioni e alle riedificazioni delle unità abitative private e aziendali. Sullo stesso fronte particolare importanza può avere l'attuazione dei piani urbanistici dei Comuni e in particolare il completamento dei piani per gli insediamenti produttivi, che possono anche alimentare l'attrattività degli investimenti da altri territori. In una programmazione a lungo termine, e non potrebbe essere diversamente, non si può non fare riferimento alle opere infrastrutturali. Dal solo riavvio dei lavori si genera inevitabilmente per le costruzioni , per l'indotto e per l'intera economia viterbese un effetto benefico moltiplicatore che in più occasioni abbiamo anche provato a quantificare. Immaginate, solo per un istante, quali effetti indurrebbe per il settore delle costruzioni la presenza di un aeroporto nel capoluogo della Tuscia. A tale proposito salutiamo con favore le recenti disposizioni del ministro Matteoli che contribuiscono a compiere un ulteriore passo in avanti per la realizzazione dello scalo nella Città dei Papi. Al tempo stesso, poiché gli imprenditori hanno bisogno di tempi certi, non possiamo non rilevare quanti interrogativi persistono sulla tempistica delle grandi opere viarie e ferroviarie. Dobbiamo, quindi, da una parte continuare a svolgere la nostra azione di lobby territoriale, con la convinzione di spuntarla nonostante le tantissime difficoltà di una partita così importante.

Al tempo stesso, in modo pragmatico, credo che dovremmo lavorare con più determinazione su un modello di sviluppo economico endogeno, valorizzando le peculiarità del territorio. Un approccio progettuale non alternativo, ma propedeutico a ciò che da tempo auspichiamo, che coinvolge tutti e non ci pone in un atteggiamento passivo, di attesa di decisioni altrui, ma ci spinge a credere e investire nelle nostre risorse e capacità”. Palombella ha concluso il suo intervento con un ringraziamento nominando uno per uno gli organizzatori di questo evento: Ance, Confindustria, Federlazio, Cna, Confartigianato, LegaCoop, ConfCooperative, Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal Uil. Ma anche i rappresentanti istituzionali presenti. “Perché, vedete, sono convinto che l'aver ricercato e accettato la via del confronto, aperto, a 360 gradi, senza infingimenti o preclusioni sia la prima pietra per realizzare anche attraverso il settore delle costruzioni uno sviluppo sostenibile e duraturo nella Tuscia”.

Il presidente di Confindustia Domenico Merlani ha sottolineato che “Il valore dell'iniziativa degli stati generali delle costruzioni nella Tuscia risiede soprattutto nella manifestazione di unità del mondo delle imprese e del lavoro. Le associazioni imprenditoriali e le confederazioni sindacali insieme a testimoniare l'oggettiva convergenza degli interessi che rappresentano vista la gravita della congiuntura e i rischi del futuro, una fisica mescolanza di lavoratori e imprenditori che fuori dai cantieri ma ugualmente impegnati a lavorare per l'interesse comune.

La prima cosa che va espressa con chiarezza riguarda il nostro rapporto con la politica. Noi conosciamo le difficoltà della classe politica e vogliamo collaborare con essa in modo serio e leale per tentare di mettere in campo azioni rapide ed efficaci, capaci di contrastare la crisi più grave del dopoguerra. Non spetta a noi e non ci piace dare voti, e neppure vogliamo essere strumentalizzati da questo o da quello; vogliamo sottrarci al vezzo mediatico che ingigantisce per pochi giorni i problemi per poi buttarli via come limoni spremuti. Quello che occorre è affrontare i problemi e risolverli. E allora vediamo in concreto quello che noi possiamo e dobbiamo fare. Come imprenditori la parte che ci compete - in un rapporto di collaborazione con gli altri protagonisti della società - è fare investimenti e fare proposte. In generale possiamo dire che gli imprenditori stanno affrontando questa crisi dimostrando di capire che la si può superare non subendola ma contrastandola. Per esempio il distretto ceramico di Civita Castellana ha dato prova di grande vitalità, mettendo in campo una grande mole di investimenti per innovare i processi produttivi e l'organizzazione aziendale.

Ma per venire al settore delle costruzioni possiamo dire che i piccoli imprenditori e gli artigiani sono pronti a lavorare insieme o individualmente, ma sempre in modo coordinato, per ampliare ed accelerare i processi di recupero dei centri storici che costituiscono una ricchezza unica della nostra Tuscia, anche in questo caso contribuendo direttamente alla ripresa e allo sviluppo dell'occupazione, ma anche a porre le basi per una più importante valorizzazione turistica grazie a una maggiore fruibilità dei beni storici e monumentali. E ancora possiamo dire che gli imprenditori, nelle varie componenti - industria, artigianato, cooperazione - sono già oggi pronti a investire in modo coordinato ed unitario, in un grande programma di "housing sociale" nei maggiori Comuni della provincia a partire da Viterbo, con il duplice intento di soddisfare il fabbisogno di importanti fasce della nostra società: dagli studenti universitari alle giovani coppie, dagli immigrati alle persone "single". Ciò consentirebbe di riaprire i cantieri, occupare i lavoratori e innescare di nuovo il circolo virtuoso dell'indotto delle costruzioni. Che cosa chiediamo alle istituzioni pubbliche, alla Regione, alla Provincia, ai Comuni? Chiediamo di rendere possibili i nostri investimenti indicando con rapidità e semplicità i modi, i tempi e i luoghi in cui poterli realizzare. Per esempio, alla Regione di migliorare la legge del piano casa, per rendere praticabili gli interventi di cui ho parlato prima.

Alla Provincia chiediamo di impostare finalmente un vero piano territoriale di coordinamento provinciale che possa costituire un quadro di riferimento per le scelte urbanistiche di tutti i Comuni. Ai Comuni chiediamo di dare agli imprenditori gli indirizzi urbanistici e individuare le aree sulle quali poter sviluppare i propri investimenti. Per realizzare l'housing sociale senza risorse pubbliche occorre una sorta di partenariato pubblico-privato, soprattutto per il reperimento e la localizzazione degli interventi; il privato deve intervenire finanziariamente per acquisire le aree, negli ambiti indicati dall'amministrazione.

Questo metodo consente l'abbattimento della rendita fondiaria e rende possibile la cessione delle case a prezzi compatibili con i redditi dei destinatari degli interventi di housing sociale. Per quanto riguarda invece gli interventi per i centri storici si tratta di adottare le politiche fiscali, di urbanistica commerciale, di disciplina del traffico e di arredo urbano per migliorare l'attrattività dei centri storici nei confronti delle popolazioni residenti e dei possibili investitori esterni. E ancora, dobbiamo chiedere tutti insieme il finanziamento delle opere pubbliche locali programmate e progettate dai Comuni, da troppi anni accantonate, ridimensionate, rinviate, per le difficoltà finanziarie derivanti dalla sanità regionale. Non deve più accadere che la ripartizione tra le Provincie dei fondi per la manutenzione delle strade di loro competenza venga fatta in base non ai chilometri di viabilità esistente bensì alla popolazione residente.

Il finanziamento delle opere pubbliche locali è indispensabile per la sopravvivenza del sistema delle piccole imprese che danno lavoro a tanta gente. Certo, oltre che del lavoro queste imprese appaltatrici di opere pubbliche hanno anche l'esigenza di essere pagate in tempi ragionevoli. Un altro tipo di interventi possibili, da finanziare ancora con investimenti dei privati, riguarda lo sviluppo dell'offerta ricettiva, soprattutto sul litorale marino dell'alto Lazio: si tratta di accelerare la realizzazione di infrastrutture specifiche al servizio del turismo, come per esempio i porticcioli turistici, le nuove strutture ricettive e para-ricettive. Da ciò dipende, oltre all'impulso per l'attività di costruzione, anche un contributo importante all'incremento del turismo. Infine un comune denominatore dei diversi interventi che compongono questa strategia di ripresa e sviluppo riguarda la semplificazione delle procedure e soprattutto la certezza delle regole e dei tempi per l'autorizzazione o il diniego rispetto alle istanze degli operatori. Il linguaggio degli amministratori deve essere sì sì, no no. Parliamo di cose possibili, che rimangono in grande misura alla nostra portata e la cui realizzazione, alla fin fine, dipende da tutti noi”.

Fonte: OnTuscia

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