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giovedì 6 dicembre 2007

Dl sulle espulsioni: l’Aula del Senato al lavoro


05/12/2007

L’Aula del Senato riprende oggi i lavori sul decreto legge riguardante le espulsioni degli immigrati comunitari.Saranno quindi votati gli emendamenti illustrati nella seduta di ieri, alla presenza del titolare del Vicinale, Giuliano Amato, che si è trovato impegnato nella difficile impresa di mettere d’accordo tutti: sia la sinistra radicale, sia i centristi, da Lamberto Dini a Willer Bordon.Il ministro dell’Interno ha spiegato che si tratta di “un decreto che colpisce quei cittadini comunitari che non lavorano ma hanno la Mercedes, e che è nato per evitare una reazione xenofoba che investiva la comunità europea dopo l’uccisione di Giovanna Reggiani”.
Il governo, dopo aver recepito i correttivi proposto da Rifondazione Comunista, ha apportato ulteriori modifiche che sembrano andare incontro alle richieste del centrodestra, condivise anche dai liberaldemocratici di Dini e dai senatori Bordon e Manzione. Con il consenso della maggioranza, sono stati inoltre approvati tre ordini del giorno: quello del vice presidente leghista del Senato, Roberto Calderoli, che impegna il governo a “garantire le risorse necessarie alle Forze dell’ordine per l’esercizio delle proprie funzioni con particolare riferimento al carburante e agli automezzi delle pattuglie”; quello di Antonio Del Pennino (repubblicani-FI) sulla possibilità per il cittadino comunitario condannato che abbia ammesso il reato di espiare la pena nel Paese d’origine; quello del centrodestra che impegna il governo a promuovere in sede europea una normativa che consenta di determinare con certezza la data d’ingresso dell’immigrato in un Paese dell’Unione.
Tra le proposte di modifica presentate dal governo c’è infatti la non obbligatorietà della dichiarazione all’ingresso nel territorio nazionale entro i primi tre mesi dal soggiorno (così come prevede la direttiva europea). Se però, un cittadino comunitario non è in grado di dimostrare su richiesta dell’autorità giudiziaria o di polizia la data d’inizio della sua presenza in Italia, “si presume, salvo prova contraria, che il soggiorno si sia protratto da oltre tre mesi”.
Gli emendamenti del governo prevedono inoltre che il comunitario, per evitare l’allontanamento, debba dimostrare “risorse economiche sufficienti derivanti da fonti lecite e dimostrabili”. Inoltre, si allunga la durata del divieto di reingresso nel Paese: 10 anni invece di 3, se il provvedimento è per motivi di ordine pubblico, 5 anni invece di 3 se l’espulsione è stata decisa per problemi di pubblica sicurezza. L’allontanamento potrà essere adottato “tenendo conto anche delle segnalazioni motivate del sindaco” , ma un altro emendamento riformula con maggiore precisione i motivi di pubblica sicurezza che consentono al prefetto di decretare l’allontanamento.
05/12/2007

Fonte: http://www.noipress.it/

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