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domenica 4 novembre 2007

Sicurezza: aperta la stagione della caccia

SICUREZZA: APERTA LA STAGIONE DI CACCIA
Venerdì, 02 Novembre 2007
di Sara Nicoli

C’è voluta la brutale aggressione di una donna a Roma ad opera di un delinquente, forse la più crudele degli ultimi tempi, per far alzare al governo il piede dal freno e varare un decreto che rendesse immediatamente operative misure sul fronte della lotta alla criminalità. Che il Decreto sia utile e non risponda invece a pulsioni lo si verificherà. Diciamo subito che la legislazione d’emergenza, come tutte quelle normative che si varano sull’onda dell’emozione di un momento, non ci piacciono. Così come lascia non meno perplessi il grottesco tentativo dei Circoli delle Libertà, capitanati da Michela Vittoria Brambilla, di voler superare il decisionismo del governo, spinto da un sindaco di Roma sempre più premier e meno sindaco, e dichiarare di voler organizzare ronde di accoliti, muniti di torce, telefonini e chissà quant’altro, per “vigilare” su una Capitale che, da ventiquattrore a questa parte, sembra diventata la patria della malavita di stampo rumeno. Se non ci fosse stata l’aggressione di una comune e inerme cittadina ad opera di un rumeno, probabilmente questo decreto che dà ai prefetti la possibilità di espellere dal Paese anche cittadini comunitari per motivi di pubblica sicurezza, sarebbe forse rimasto un disegno di legge destinato a non essere convertito per evidenti motivi di lontananza di vedute tra i diversi partiti della coalizione di maggioranza. Ora si può dire che la caccia all’immigrato, anche comunitario, è ufficialmente aperta. E in modo legale. Senza che il problema di fondo, quello della gestione dei flussi migratori sia quantomeno affrontato, per non dire quello dell’integrazione possibile. Che la pressione dei flussi migratori, quelli provenienti soprattutto dalla Romania e da quei Paesi che si sono recentemente uniti all’Europa, si sia fatta negli ultimi tempi particolarmente pressante, è un fatto indubbio, visto che il 75% dei reati di violenza sono addebitabili a loro. Quindi, che questa immigrazione incontrollata abbia determinato un aumento esponenziale della criminalità nelle principali città italiane, è anch’esso un fatto ineludibile. Ma non è da ieri. Solo che fino a ieri Veltroni non era anche segretario del Pd e non doveva dimostrare di essere pronto a prendere il posto di Prodi pur restando saldamente al comando dell’amministrazione capitolina. Ecco perché non si può che leggere la sua richiesta al governo di dare subito una risposta concreta alla criminalità come la necessità di dare anche una immediata smentita a quelle critiche, che provengono da più parti, sul suo doppio incarico. Il centrodestra ne reclama da settimane e a gran voce le dimissioni da sindaco e certo per l’opposizione non c’è miglior argomento che una città abbandonata alle scorrerie della delinquenza, italiana, neocomunitaria o extracomunitaria che sia. Gianfranco Fini ha voluto ulteriormente soffiare sul fuoco andando prima a visitare il campo nomadi dove è avvenuta l’aggressione di Giovanna Reggiani e successivamente è andato a trovare la vittima in ospedale. Inutile dire che, all’uscita, il leader di An ha sparato a zero sul Veltroni e sul governo. “Chiedo a loro – ha incalzato - di spiegare perchè la stazione Tor di Quinto è stata lasciata in queste condizioni. È una roba indegna da quarto mondo, con fogne a cielo aperto e una strada sterrata senza illuminazione. Ed ora, soltanto dopo una tragedia si cerca di correre ai ripari”. Non poteva andare diversamente. Si tratta di strepitii razzisti, eredità culturale del suo passato. Lo sciacallaggio è uno di quei vizi che si portano con disinvoltura tanto con l’orbace come con l’abito blu.Perché sbraita Fini? Se davvero crede in quello che dice, perché nei cinque anni di governo, con maggioranza bulgare alla Camera e al Senato, nulla di quanto chiede di fare ora é stato fatto? Probabilmente era impegnato nei decreti salva-ladri, nel curare gli interessi dell’azienda-partito e nel votare “porcate” elettorali, dev’essersi distratto. La destra ha (malamente) governato l’Italia per cinque lunghi e penosi anni, ma Fini e camerati non hanno mai legiferato norme sulla sicurezza nelle città che chiedono invece di promulgare a chi governa solo da un anno e mezzo scarso e dispone solo di due voti di maggioranza al Senato.
Ed ecco quello che si prospetta ora, decreto sulla sicurezza a parte. Nelle prossime settimane si assisterà ad un’escalation di polemiche politiche legate al doppio incarico di Veltroni, il sindaco/segretario si sentirà in dovere di dimostrare il contrario, casomai con azioni di grande impatto mediatico come è nel suo stile, ma il problema di fondo, quello della gestione dell’immigrazione, resterà inevaso. Perché Veltroni non è in grado di risolverlo da solo e il governo non pare avere idee chiare. Come dare, quindi, torto a Marco Pannella, che ieri ha aspramente attaccato l’Esecutivo, senza risparmiare una frecciata al sindaco di Roma: “Il dolce Veltroni – ha commentato sarcastico - ha ispirato una cosa da non credere: un rumeno ammazza una donna e il nostro governo si rivolge all'Unione Europea e al governo rumeno come se questo fosse il rappresentante e l'aggressore. Trovo che questi siano capaci di fare soltanto disordine pubblico”.Non possiamo dire che Roma fosse la città più sicura del mondo prima dell’ingresso della Romania nell’Unione Europea. Ma sappiamo che i problemi inediti, sul fronte della sicurezza, che sta ponendo l’immigrazione rumena non sono esplosi improvvisamente. C’è, dunque, alla base, un sistema di controllo del territorio della Capitale, soprattutto da parte della polizia comunale, che da tempo sta mostrando segni di inadeguatezza. Intere zone della città lasciate in stato di abbandono (la zona di Tor Di Quinto lo è da sempre, nonostante l’esistenza di un’enorme caserma dei Carabinieri proprio davanti ai campi nomadi) e i battaglioni dei vigili urbani sono quasi totalmente concentrati nelle zone ad alta densità di traffico e carenza di parcheggi dove è più facile elevare multe che ingrassano le casse dell’amministrazione Capitolina. Mai che li si veda a pattugliare le periferie o, nottetempo, le uscite della metropolitana più isolate. Solo un’adeguata politica di controllo del territorio può rappresentare un deterrente forte alla soluzione dei problemi legati, soprattutto, all’aumento dei flussi migratori comunitari. Certo che la questione dei flussi è questione europea, ma l’ordine pubblico nelle città non lo é. Non si può chiedere a Bruxelles di avere risposte su questioni che ogni città normale, da Parigi a Berlino, risolve in proprio.
Ma questo resta solo un aspetto del problema. L’altro riguarda la violenza che questa società sempre più disgregata e disperata riversa sui più deboli, in particolare sulle donne. Saranno anche aumentati i borseggi, i furti in genere e la microcriminalità, ma la violenza sulle donne sta raggiungendo livelli intollerabili. L’altro giorno a lasciare in fin di vita una donna è stato un rom e questo ha innescato il processo a catena contro gli immigrati. Ma è bene ricordare che quotidianamente avvengono almeno tre fatti di violenza contro le donne che vedono protagonisti i loro compagni, i mariti, i padri, i compagni di scuola, gli amici di sempre. Italiani, non stranieri. Ci piacerebbe che il buonista Veltroni riflettesse anche su questo. E si domandasse se non sarebbe il caso di far pressione su Prodi perché trasformasse in decreto anche quelle norme sulla violenza sessuale che vegetano da più di un anno in commissione Giustizia della Camera senza che i fatti di quotidiano orrore contro le donne abbiamo mai sortito ad un identico moto di sdegno e di risposta immediata. Il motivo è semplice: favorire l’approvazione di un decreto contro la violenza alle donne non sarebbe servito a Veltroni per dimostrare di essere “anche” un buon sindaco come con il decreto contro gli immigrati. Quando c’è di mezzo la propaganda e la volontà ferrea di mantenere un doppio ruolo politico, anche la difesa delle vittime ha due pesi e due misure.
Fonte: Altre Notizie.org

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